Che sia “pop” non c’è dubbio. Che sia “furbino” pure. Così Matteo Renzi è sempre pronto a cavalcare qualcosa e qualcuno che gli faccia allargare il suo crescente consenso. E stavolta tocca a Gino Bartali. Il sindaco di Firenze ha portato la bici storica del “Ginettaccio” sul palco della Leopolda, dove è in
corso il secondo giorno del suo  seguitissimo meeting. La bici vera, quella di allora, messa a disposizione dagli organizzatori dell’Eroica la gara che si svolge in Chianti con maglie e mezzi di quell’epica stagione. “Diceva  l’è  tutto sbagliato l’è tutto da rifarè – ha ricordato più volte il sindaco – ma poi non stava con le mani in mano, saliva in bici e salvava gli ebrei».   Anche qualche giorno fa, durante l’assemblea nazionale dell’Anci, il sindaco  di Firenze aveva citato le gesta del campione toscano, che durante la Seconda guerra mondiale salvò centinaia di ebrei portando nella canna della bici dei documenti falsi che di fatto erano il lasciapassere ai controlli delle truppe tedesche.  E all’’Anci, dopo Renzi era intervenuto anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che aveva esordito scherzando: «Fa nulla che io da ragazzo tifassi Coppi». Bartali sul palco di Renzi quindi. E Bartali “testimonial” della campagna della sua prossima campagna?  Non so se sarà così e, anche se un po’ mi viene da storcere il naso perchè preferisco i testimonial che fanno le loro scelte da vivi, a renzi un merito va dato. Nell’anno del centenario della nascita di Bartali giusto riconoscere e tributare gli onori al merito. C’è chi lo fa forse per calcolo e chi invece dovrebbe farlo e invece passa oltre. Il Giro che parte dall’Irlanda a Bartali non dedica neppure un arrivo di tappa, non passa neppure in Toscana. E allora cosa si può dire a Renzi?

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