Il doping è una droga. Punto. Così leggendo l’intervista  a Danilo Di Luca,  radiato lo scorso dicembre dal Tribunale Nazionale Antidoping che lo ha squalificato a vita per essere risultato positivo all’Epo a un controllo effettuato il 29 aprile 2013 e che verrà trasmessa questa sera dalle Iene su Italia 1  (http://www.movietele.it/post/televisione/15034-le-iene-intervista-a-danilo-di-luca-ciclista-radiato-per-doping) mi colpisce soprattutto una sua frase. “”No il doping non dà nessun problema- racconta- Innanzitutto  perchè non è una droga, quindi non si è dipendenti. Secondo, il doping fatto in maniera corretta non fa male all’organismo”. Sinceramente credo sia vero esattamente il contrario. Il doping è un modo di essere. E’ una scorciatoia verso il traguardo, il mezzo per raggiungere un obbiettivo e, se si vuole dare una valenza etica, è  il fine che giustifica i mezzi. Ma proprio per questo crea una dipendenza totale. L’equazione è elementare. Se ci si dopa si va più forte, se ci si dopa si arriva dove si sogna di arrivare, se ci si dopa ci si sente più sicuri nell’affrontare e vincere una sfida. Il doping diventa così il booster del nostro organismo e, peggio ancora,  della nostra mente. Così si usano i farmaci per andare più veloci in bici, per limare qualche decina di minuti in una maratona, per vincere una gara o salire sul podio. Ma poi diventa un’abitudine. E allora si cominciano ad usare i farmaci quando ci sente insicuri nell’affrontare un esame all’università, quando si deve affrontare un colloquio di lavoro, quando si ha una scadenza qualunque che mette ansia. Si usano farmaci anche quando ci si trova a dover dimostrare quanto si è bravi con una una donna. Sempre. Purtroppo sempre. Perchè il doping è direttamente proporzionale alla propria insicurezza. E senza rendersene conto si diventa un po’ “tossici”…

 

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