Oggi 51.151 e’ il nome di uno spumante. Il 23 gennaio di trent’anni fa era il nuovo record dell’ora. Tenuto ben stretto dalle mani grandi di Francesco Moser che rispetto a quel giorno a Città del Messico avrà anche i capelli bianchi e qualche ruga in più ma in fondo è rimasto lo stesso. Stessa caparbietà di chi è diventato grande badando al sodo, stessa faccia scavata di chi ancora pedala. Francesco come il Bufalo Bill di un altro Francesco (de Gregori) “una locomotiva con la strada segnata” e con quei trent’anni “che ti volti a guardarli e non li trovi più”. E invece no, sono sempre lì. Perché quell’ora dura da quel 23 gennaio del 1984 e sembra non finire mai. Sembra che il tempo continui a girare su quei 333metri della pista in cemento di Città del Messico per l’occasione verniciata con una striscia di resina per aumentarne la scorrevolezza. Quella volata a oltre cinquantuno orari che frantuma il primato di Mercks il “cannibale”, non uno qualsiasi, è una rivoluzione. E’ un’altra alba via satellite da tifosi davanti alla tv con un sibilo che sembra di essere nella stiva di un mercantile. E’ un poster del Guerin Sportivo che finisce sulle pareti del garage di mio padre. Sono le voci degli speaker spagnoli, gli abbracci, le facce felici e la gente impazzita che alla fine si riversa sul prato. E sono gli sponsor che allora non erano ciò che sono oggi ma la passione e la voglia di affiancare le sfide è sempre la stessa. Ma quel 51.151 che in questi giorni Moser offrirà ai suoi ospiti versandolo in un bicchiere nel suo maso a Palu’ di Giovò e’ soprattutto l’inizio di una nuova era fatta di ruote lenticolari, di body, di alimentazione bilanciata e di cardiofrequenzimentri. Pionieri sì, ma di quello che sarebbe diventato il nuovo ciclismo. Che corre e si rincorre e spesso purtroppo va fuori strada. Di un ciclismo che con quella bici improbabile sembrava già nel futuro ed invece ci ha messo un amen a finire in un museo. Di un doppio record che da 50.808 fatto segnare due giorni prima il 51.151 sembrava in cassaforte per chissà quanto. Nove anni per cedere poi a Graham Obree, semisconosciuto inglese che pedalava su una lavatrice. Così dopo quell’ora arrivò un punto. Un punto fermo messo dall’UCI che tornò all’antico omologando solo i record realizzati con le bici normali. E così il re oggi, in attesa di Fabian Cancellara, è il ceco Ondrej Sosenka che nel 2005 ha fermato il contachilometri a 49.7. Ma è tutta un’altra storia. Vuoi mettere Fausto, vuoi mettere Anquetil, vuoi mettere il Vigorelli, Eddie e Francesco? Quei secondi che scorrevano sul crono erano una magia. Che oggi forse non è più di moda ma resta incancellabile. “51.151” per un brindisi, “51.151” per una leggenda che resterà per sempre sul cemento di Città del Messico.

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