La “Dolomitica”  è un macigno che va al di là dell’immaginazione. Quando uno sale su una bicicletta e comincia a pedalare in salita sa a cosa va incontro. NOn ci sono sconti quando la strada sale. Nè sui monti della Liguria, nè sugli Appennini, nè sulle Alpi e neppure sulle Dolomiti. Ci mancherebbe. La salità è l’essenza della bicicletta, è la gioia, è la gloria. Ma va conquistata,  sofferta e goduta metro dopo metro, pedalata dopo pedalata, tornante dopo tornante. Non importa la velocità. Non importa se le tue gambe non ne vogliono più sapere, non importa se ti staccano. Sali e continui a salire perchè basta guardare giù, basta buttare l’occhio due tornanti più sotto dove sei appena passato per trovare le energie. Anche quelle che non ti aspetti. La “Dolomitica” va al di là di tutto questo. Ci sono tante gare che dicono di essere le più dure al mondo. Certo, la fatica c’è sempre ma spesso diventa uno slogan, il sottotitolo di una locandina. Qui no. La corsa che il si correrà prossimo 5 settembre con il patrocinio del Comune di Cordignano e della provincia di Treviso è davvero una prova estrema. In 24 ore di tempo, si dovranno percorrere circa 600 chilometri e si dovranno scalare quasi 16.000 metri di dislivello. Da Cordignano fin sulle vette che hanno fatto la storia del ciclismo, dal  Medean-Pianezze al monte Tomba, al monte Grappa, al passo Broccon. E poi il passo Manghen, il San Pellegrino, il Fedaia, il Pordoi e il Campolongo. E non è finita perchè prima di ritornare a Cordignano arrivano il  ValParola, il Giau, lo Staulanza, il Duran,  il Forcella-Aurine, l’ Alpe del Nevegal, il Crosetta e monte Gaiardin. Finisce qui. Per chi  ne ha il coraggio….

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