Ha vinto un keniano. Ma questa è un’altra storia. Un’altra Stramilano.   Ha vinto il ventiseienne keniano Thomas J. Lokomwa  (1h01’39”), battendo in un testa a testa  Kiprop Limo che aveva trionfato lo scorso anno.  Ormai se la giocano sempre tra loro. Anche tra le donne la legge è keniana con  Lucy Wambui Murigi che si è messa dietro tutte in 1h10’52”. Ma questa è la Stramilano  dei fenomeni che corrono come le gazzelle. Dietro c’è tutto un altro mondo e tutto un altro popolo.  Che da quarant’anni rinnova un rito milanese che ormai è diventato internazionale ma che resta quello  di sempre: una lunga, infinita, colorata, chiassosa festa di sport. Il popolo che corre e quello che ci prova, sempre di più. Grandi, picooli, mamme, nonnè, zii e papa. E ancora: tirati, grassi, alti, magri,  tecnici o improvvisati, pelati o con le parrucche colorate, con i cani al guinzaglio, con i cartelli per salutare qualcuno e per farsi riprendere da fotografi e telecamere. tanti, tantissimi bagnati da una scrosciata d’acqua pochi minuti prima del via da piazza Duomo e poi risparmiati fino all’Arena dove c’era la coda per entrare.  Un mondo che ha la fascia tricolore del sindaco Giuliano Pisapia che sale sul palco della partenza e saluta la città che (finalmente)  sfila ai suoi piedi  o la faccia soddisfatta dell’assessore allo sport Chiara Bisconti che a forzza di frequentare gente che corre ora corre pure lei. C’è un mondo olimpico e dorato che ora ha qualche chiletto in più ma resta in pista:  Stefano Baldini, eroe di maratona ad Atene e Antonio Rossi che se riuscira a fare un millesimo ciò che ha fatto in canoa come assessore della regione Lombardia bisognerà fargli un monumento. Però è partito bene. C’è un commissario tecnico della nazionale di ciclismo  come Davide Cassani che sarà anche l’uomo giusto al posto giusto ma poi senti la telecronaca della Milano-Sanremo di Pancani e Martinello e capisci che era l’uomo giusto anche lì. E quanto manca! C’è Daniel Fontana. uomo immagine Bmw, che non corre per risparmiarsi testa e muscoli perchè domani parte per il Messico a caccia di gloria. Vuole levarsi lo sfizio di essere il primo azzurro a vincere un Ironman e quindi merita più di un “in bocca al lupo”. E poi ci sono tutti quelli che corrono: per divertirsi, per buttare giù la pancetta, per fare il tempo. per mettersi dietro il collega d’ufficio, il compagno di squadra , la moglie o la fidanzata. Allegri, affaticati, affamati al ristoro e sudati alla fine. Ma sempre più tecnologici, sempre più “social”, pronti fotografare, twittare e condividere. Va così. Una volta la Stramilano erano le foto sui giornali il mattino dopo e su “La Notte” che usciva a mezzogiorno con un’edizione straodinaria. Oggi è tutta un’altra storia. Ma forse no…

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