Otto ore ventisei minuti e 15 secondi che Daniel Fontana non dimenticherà mai più. L’argentino naturalizzato italiano della Dds di Settimo Milanese, già azzurro alle olimpiadi di Atene e Pechino, è il primo atleta del nostro Paese a vincere un Ironman, la gara più dura, la gara più bella, la gara degli uomini d’acciaio. Otto ore ventisei minuti e 15 secondi per nuotare quattro chilometri tra le onde della Baja del Messico, per pedalare 180 chilometri nel sud del Mondo dove è già estate vera e per correre alla fine ( proprio per non farsi mancare nulla) una maratona  in meno di tre ore. Otto ore ventisei mnuti e 15 secondi per realizzare il sogno della sua vita, costruito in anni di sacrifici, di rinunce, di allenamenti, di delusioini, di rabbie e di voglia di ripartire quando la vittoria sembrava lì ad un passo ma poi sfuggiva perchè in una gara come questa non sai mai cosa ti possa capitare. Non sei mai sicuro fino alla fine, fino all’ultimo metro, fino all’ultima goccia di sudore. Un’impresa enorme quella del capitano della Dds. Costruita con la caparbietà di chi conosce la fatica, con la tenacia di chi un paio di anni fa dopo la delusione del ritiro nel mondiale di Kona alle Hawaii era stato sul punto di apppendere tutto al chiodo: muta, bici e scarpe da corsa. Ma poi è ripartito da capo. Perchè una gara come l’ Ironman è sempre una gara in cui si riparte dall’inizio, tutto ciò che hai fatto prima non conta più. E’ sempre  punto e a capo, è sempre un nastro che si riavvolge.   “Chi mi sta vicino sa bene cosa significa per me questa vittoria. – ha raccontato Fontana al traguardo – È il coronamento di una carriera fatta di tanti successi, ma soprattutto di quotidiani sacrifici e rinunce. Questo traguardo è il frutto del duro lavoro svolto in questi anni con Fabio Vedana e Simone Diamantini e con il supporto di DDS Triathlon Team, dei ragazzi della squadra e di tutti gli sponsor che hanno sempre creduto in me. Non posso che essere grato a ciascuno di loro per il tempo che mi hanno dedicato e per la forza che hanno saputo trasmettermi. Adesso voglio godermi questa vittoria e recuperare al meglio le forze per guardare al prossimo obiettivo. La finale mondiale di Kona mi aspetta”. Certo, Kona e le Hawaii. Là dove tutto  è cominciato. Era una calda mattina del 1978 quando, durante  la premiazione di una gara di corsa sulla spiaggia,  tre marines ubriachi  discutevano di quale fosse la disciplina sportiva più dura in assoluto. Uno dei tre, John Collins, propose una sfida che fosse il risultato di 3 gare già esistenti e note per la loro durezza: la Waikiki Roughwater, 2,4 miglia di nuoto più la Around Oahu Bike Race con 112 miglia in bici e la Honololu marathon con 26,6 miglia di corsa. Partirono in 15 e arrivarono in 12, fu il primo Ironman della storia e da li cominciò questa leggenda che oggi è un business per atleti giramondo. Da stanotte, dalla vittoria nella terra messicana di Los Cabos,  nell’elite degli uomini d’acciao c’è anche l’Italia, C’è l’azzzurro di Daniel Fontana 38 enne argentino di General Roca ma naturalizzato italiano e ormai milanese di adozione visto che vive e si allena a Settimo Milanese.  La sua vittoria era nell’aria perchè l’azzurro è uno che ha già vinto parecchio con il team DDS : è vice campione del mondo Ironman 70.3 (mezzo Ironman),  diverse volte sul podio in gare Ironman e 70.3 e per ben tre volte  qualificato per il mondiale di Kona (Hawaii).  L’azzurro del team Brooks detiene il record italiano sulla distanza (8h05’48”) ed è ora il primo italiano ad aver vinto una gara del circuito Ironman. In Messico non ha fatto errori. Non ha esagerato nella frazione di nuoto dove è uscito per secondo, è rimasto con i primi nei 180 chilometri di bici ed ha dato il meglio di sè nella maratona raggiungendo e superando l’inglese Stephen Bayliss al decimo chilometro per poi finire a braccia alzate. Terzo al traguardo un altro Italiano, Domenico Passuello, a suggellare una giornata che per lo sport di fatica azzurro  bisognerà segnarsi sulle agendine. E forse anche sui libri di storia.

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