Famosa la sua frase: «Se vuoi vincere corri i 100 metri, se vuoi vivere corri la maratona…». E quella di Emil Zatopek è la corsa di una vita. In direzione ostinata e contraria come solo le certe locomotive sanno fare. Ma al di là della citazioni musicali di De Andrè e Guccini, Zatopek è stato qualcosa in più di un grandissimo atleta, l’unico nella storia a vincere, nel 1952 ai Giochi di Helsinki, tre medaglie d’oro sui 5mila metri, sui 10mila e in maratona dove decise di partecipare all’ultimo momento. Correva e ansimava, sbuffava come una «Locomotiva umana» e ciò gli valse il soprannome che lo rese famoso. Ma corse anche attraverso la storia del suo Paese, la Cecoslovacchia. Un talento scomodo per il regime comunista di cui era dirigente ma dell’ala più democratica. Non sfuggì a nulla. Nè alla primavera di Praga, nè al suo declino e neppure al confino in Siberia ai lavori in miniera. E quando, rimpatriato, finì a fare il netturbino continuò a correre dietro ai camion della spazzatura tra gli applausi della gente. La vita di Zatopek, quel pettorale numero 903 con cui entrò nella storia da stasera (fino al 17 aprile) finiscono sul palcoscenico del Piccolo Teatro Melato di Milano: «Volo nove zero tre. Emil Zàtopek: il viaggio di un atleta». Uno spettacolo prodotto da ArteVox e Aslico, con il supporto di Almostthere con Stefano Annoni e Daniele Gaggianesi. «Lo spettacolo tenta di restituire la contraddizione di un sistema coercitivo che vorrebbe normalizzare un uomo reso scomodo dal suo talento e dalla sua passione per la corsa» spiega il regista Massimiliano Speziani. Ma non solo. «Abbiamo scelto di supportare Volo 903 – racconta Ippolito Alfieri, mente di Almostthere- perchè il messaggio che porta con sè è in sintonia con il nostro credo, la passione per lo sport e l’outdoor. Lo sport insegna valori, come salute, disciplina, lealtà, perseveranza, coraggio che possono essere trasferiti alle molteplici dimensioni del nostro vivere comune. In questo senso la storia raccontata da Volo 903 è esemplare»