Un minuto di silenzio e poi via. Un fiume di gente da tutto il mondo, festeggiati da folla di  spettatori lunga 42 chilometri. Dopo l’attentato dello scorso anno, dopo i tre morti e i 260 feriti doveva essere la martona del “io c’ero” e così è stata.  “Boston strong” è stata la marat9na dei record. Più di 36mila atleti per la 118ma edizione della più antica maratona moderna più di sempre, poche centinaia in meno dell’edizione del 1996 quella del centenario.  A vigilare sull’incolumità dei partecipanti oltre 3.500 poliziotti e numerosi agenti inviati dalle agenzie di sicurezza federali, un dispiegamento doppio rispetto a quello del tragico 15 aprile 2013. Un cordone di sicurezza impressionante che però non ha impedito di godersi una grande festa di sport. Per tutti e per chi correva per vincere. E nel giorno del “riscatto” americano primo è arrivato un americano che aveva i nomi delle vittime dell’attentato scritte con un pennarello agli angoli del suo pettorale di gara. Quel  Meb Keflezighi che ha già  vinto la maratona di New York ed è stato medaglia d’argento  alle Olimpiadi di Atene dietro il nostro Stefano Baldini.  L’americano di  origini eritree ha percorso i 42km e 195 metri da Hopkinton a Boylston Street nella Back Bay di Boston in 2 ore, 8 minuti e 37 secondi davanti al kenyano Wilson Chebet che è arrivato 11 secondi dopo. “Meb” si è guardato a lungo alle spalle prima di tagliare il traguardo e solo dopo aver ralizzato che non sarebbe più raggiunto si è sollevato gli occhiali da sole sul viso e ha esultato alzando il pugno destro al cielo e facendosi il segno della Croce. L’ultima vittoria di un atleta americano alla maratona di Boston risale al 1983 quando a tagliare il traguardo fu Greg Meyer. Tra le donne ha trionfato invece la kenyana Rita Jeptoo che già aveva vinto nel 2006 e lo scorso: ha chiuso con un tempo record di 2 ore, 18 minuti e 57 secondi davanti all’etiope  Buzunesh Deba (02h19’59” )

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