Bastava chiedere però. Bastava chiedere a chi va in mountainbike per scoprire che i Costaricani sono tipi tosti. Altrochè musica, spiagge, pignacolada, rhum, balli danze e ghirlande di fiori. Bastava chiedere inormazioni ai biker più estremi per capire che Ruiz e compagni che oggi in Brasile ci hanno dato la prima “lezione” del nostro mondiale pallonaro  non sono l’allegra brigata spensierata che gli azzurri si aspettavano. Gente abituata a soffrire, abituata a correre  a non spaventarsi perchè fa caldo, freddo o perchè si suda. Da quelle parti quando c’è da far fatica non si tirano indietro e non a caso la più dura gara di mountainbike al mondo si corre proprio lì . A Guaranide per la precisione. Sempre a luglio e da una vita cioè da quando due biker costaricani decisero che dopo tanto pedalare  era venuto il momento di sfidarsi sul serio sulle strade della provincia di Guanacaste. E così misero in piedi la sfida di Guaranide. Oltre 450 chilometri in quattro tappe  tra salite, vegetazione fitta, fiumi, foreste,  la sabbia del Pacifico, strade sterrati e se va male ( ma va quasi sempre male)  sassi e fango. Si dice sia la gara di endurance più dura al mondo. Non so se sia vero, se sia il racconto un po’ romanzato di chi c’e stato o l’esagerazione che si usa sui volantini per pubblicizzare le gare . Però se ne parlano in tanti qualcosa di vero ci sarà. Come si dice in questi casi? “Vox populi…”. E allora vien da pensare  che se da sempre  molti costaricani fanno la fila per correre a Guaranide in moutainbike qualcosa vorrà dire. Qualcosa vorrà dire se i nostri alla fine non correvano più e loro andavano il doppio. Qualcosa vorrà dire se non ci hanno fatto vedere palla. Qualcosa vorrà dire se non abbiamo vinto un contrasto. E qualcosa vorrà dire se non ci hanno fatto fare un tiro in porta.  Non è stata la passeggiata che molti si aspettavano? Bastava chiedere…..