Meno male che Vincenzo Nibali da un paio di giorni al Tour s’è messo la maglia gialla. Meno male perchè è sempre una bella emozione fare il tifo per un italiano al comando, ma soprattutto perchè così si tolto la maglia Tricolore di campione italiano. Proprio non si poteva vedere. Meglio nulla che non quell’ipotesi di bandiera italiana , nascosta, tollerata, sovrastata dal celeste imperante dell’Astana che ovviamente mette i denari e quindi detta le regole del gioco. E il gioco al Tour è soprattutto quello del business che si contende ogni centimetro di maglietta, di salopette, di caschetto, scarpine e biciclette. C’è sempre spazio per un adesivo, un’immagine, uno slogan: basta pagare. E il Tour del France è un evento che solo due giorni fa a Londra ha portato sulle strade più di un milione di tifosi. Senza contare quelli che si piazzano ogni giorno davanti alla tv. Quindi i padroni del vapore sono gli sponsor che del Tricolore non sanno che farsene. Soprattutto di quello italiano perchè con le altre Federazioni non va proprio così: è una questione di pesi e contrappesi, di forze in campo, di prestigio e di autorevolezza. Ognuno conta per quanto vale. E allora la maglia di campione italiano di Vincenzo Nibali diventa un obbrobrio inguardabile. Diventa un mezzo insulto, un qualcosa che vorrebbe essere un compromesso ed invece è la classica toppa che è peggio del buco. Se dev’essere Tricolore non può essere quella “roba” che hanno pensato all’Astana. Meglio niente allora. Meglio il giallo. E che Nibali lo tenga più a lungo possibile…magari fino a Parigi. E poi sulpodio dei Campi Elisi salga con un bel Tricolore avvolto sulle spalle. Quello vero però…