Pedali e sul display del Garmin che hai fissato tra le corna del tuo manubrio da triathlon inizia il conto alla rovescia. Dieci, nove, otto…Stai per entrare in un “segmento” , un pezzettino di “inferno” che può essere ovunque nel mondo. Ma adesso è qui a cento metri dal tuo naso come ti sta annunciando quell'”ovetto” nero che lampeggia. Un pezzettino di strada, di salità,  di pavè dove qualche ciclista fissato come te,  passato prima di te, ha lanciato la sfida: <Provate tutti ad andare più forte : qui, adesso…> . E tu ovviamente ci provi.  Tre, due uno…Provi a fare un tempo migliore del suo,  in una tratto di strada che non sai quanto sarà lungo, quanto salirà, quanto scenderà, quanto forte  farà battere il tuo cuore. E così al “via”  inizi a pedalare a tutta in una scommessa che sai dove comincia ma non sai dove finisce. La tua fatica, il tuo sudore, il tuo tempo, la tua potenza, la tua velocità?  Tutto registrato. Tutto riportato sul portale Garmin Connect  dove si faranno i conti. La resa dei conti. Che finirà  sul tuo pc o sul tuo smartphone per vedere chi “comanda” sul quel pezzetto di provinciale.  Roba da ciclisti. Roba da ciclisti che ormai pedalano e cliccano perchè  i tempi cambiano ed è divertente mettersi al passo. “Quando i colleghi americani ci hanno presentato questa funzione dei segmenti non immaginavano cosa sarebbe successo – spiega Matteo Bortesi, pruduct manager Garmin– . Da loro il ciclismo non viene vissuto in maniera così competitiva. Da noi è un’ altra cosa…>. Tutta un’altra cosa. E infatti in poche settimane è stato un fiume incessante di tratti di strada  inseriti sul portale che alla fine si è bloccato perchè i server non ne potevano più. Siamo un popolo di fissati, c’è poco da fare. E così oggi su 40mila segmenti che si possono incontrare nel mondo, 8mila sono sulle strade italiane. E ciò ci fa capire di che pasta siamo fatti. Ci fa capire perchè siamo un popolo di depilati, perchè se qualcuno ci si mette a ruota buttiamo giù due denti per scrollarcelo di dosso, perchè la bici da corsa spesso e volentieri sta in camera da letto. Insomma malati. E con il nuovo Edge 1000 la malattia  si fa più grave. “Crea dipendenza…” dicono scherzando ( ma neanche tanto) quelli della Garmin.  E basta un test di un paio d’ore per rendersi conto che qul piccolo aggeggio che ti hanno montato sul manubrio della tua bici in cinque minuti cinque , non è un contachilometri. Dieci finestre, ma in realtà potrebbero essere molte di più, che di punto in bianco ti trasformano da semplice cicloamatore a cicloamatore evoluto: velocità, cadenza, frequenza cardiaca, distanza, quota, mappe, tempo e altro si può aggiungere. A cominciare dalla potenza di pedalata che viene trasmessa all'”ovetto” dai sensori dei pedali <Vector> che hanno preso il posto dei tuoi. <Si montano in fretta e sono compatibili con gli attacchi più diffusi- spiega  Bortesi– Trasmettono grazie ad otto sensori inseriti nel mandrino che registrano pressione e torsioni>.  Così tu spingi sui pedali e vedi in tempo reale i watt che sviluppi. Non solo. Vedi esattamanente se stai spingendo di più con la gamba destra o con la sinistra, capisci quanto è fluida la tua pedalata, quanto è “rotonda” come dicono i commentatori in tv. L’inizio con tutte quelle informarzioni a portata di mano rischia di confonderti. In realtà dopo un paio di chilometri sai già perfettamente cosa indica ogni singola finestrella e di volta in vola vai a vederti ciò che ti interessa. E la cosa bella è che si legge tutto con facilità. Anche per chi a 50 anni magari non ha problemi di gambe ma comincia ad avere qualche problemino di vista. Pedali e ti rendi conto di ciò che stai facendo, una bella sensazione. Così qualla trentina di chilometri che vanno dalla sede Garmin di via Gallarate ad  Arluno in un dentro e fuori tra provinciali e piste ciclabili diventano il terreno perfetto per capire di cosa è capace il nuovo <ovetto> Garmin.  Sembra quasi di essere in un videgioco che però è una cosa seria. E te ne rendi conto quando traferisci tutti i dati sul pc: Informazioni, percentuali, grafici di ciò che è stata la tua pedalata, la tua prestazione. E’ la tua fatica tradotta in cifre che è sempre un bel premio. Non solo. Collegando l’ovetto ad un qualsiasi smartphone si vede in tempo reale che tipo di allenamento stai facendo, quanto stai spingendo e dove sei.  Il concetto è lo stesso della telemetria per le macchine dei Formula Uno. Ma qui si va in bici e molto spesso da soli.  Così  il “live track” diventa anche un fattore di sicurezza perchè a chi resta a casa  per sapere dove sei basta dare un’occhiata al display del telefonino. C’erano un volta il contachilometri, i pedali con i puntapiedi e i “segmenti” erano solo  rette delimitate da due punti. Ora non ci sono più.