Fa ridere parlare di colpi di sole col tempo che fa. Un luglio dove a Milano ha piovuto per 21 giorn su trenta non è proprio un’estate indimenticabile. Ma tant’è. Per chi corre d’estate in un posto “normale” durante una stagione “normale” luglio è sempre un mese ad altissima temperatura. A volte, nelle ore più calde, si sfiorano i 40 gradi e  uno studio pubblicato sul  Journal of American College of Cardiology  firmato dal team guidato dal cardiologo Sami Viskin del Tel Aviv Medical Center (Israele) spiega che non c’è nulla da scherzare.  I maratoneti hanno una probabilità 10 volte più alta di essere vittima di una morte improvvisa dovuta ad un colpo di calore (o ipertermia) rispetto ad eventi cardiaci (infarto o aritmie). Due delle cause più conosciute di morte improvvisa durante una gara di resistenza (sopra i 10 chilometri) sono l’aritmia (di solito causata da malattie cardiache non rilevate in atleti giovani e apparentemente in buona salute) e l’infarto.  La crescente popolarità delle corse di resistenza tra semplici amatori della domenica, disposti a mettersi in gioco su lunghe e faticose distanze, ha messo i ricercatori sulle tracce del numero di eventi mortali, o in cui il corridore ha rischiato la vita, registrati durante le gare di resistenza. Tra questi ultimi sono stati inseriti: la ventilazione meccanica e il ricovero in un reparto di terapia intensiva.I ricercatori hanno esaminato i dati su tutti i decessi o i ricoveri urgenti avvenuti in 14 gare di lunga distanza organizzate a Tel Aviv dal marzo 2007 al novembre 2013. Complessivamente sono stati studiati 137.580 corridori. Solo due gravi eventi cardiaci sono stati riportati durante questo periodo di tempo e nessun atleta è deceduto o ha rischiato la vita. Al contrario, nello stesso periodo, ci sono stati 21 casi gravi legati al colpo di calore, tra cui due fatali e 12 in pericolo di vita.  «Questa ricerca – afferma Sami Viskin, autore del lavoro – dimostra che il colpo di calore è una vera minaccia per chi intende affrontare la maratona soprattutto durante i mesi più caldi. Tuttavia, non ci sono studi clinici sulle possibili strategie per prevenire il colpo di calore durante questi tipi di eventi».   «È importante – aggiunge Viskin – che i medici informino i corridori sui modi per ridurre al minimo il rischio di ipertermia. Ad esempio, optare per un periodo di 10-14 giorni di adattamento al clima del posto in cui è organizzata la gara. Evitare, poi, di gareggiare se si è appena usciti da una malattia, perché – conclude il cardiologo – un stato febbrile precedente alla competizione può compromettere la capacità del corpo di controllare la temperatura corporea durante l’attività fisica».