“Mi è stato offerto, perché non andare? Rinunciare sarebbe una pazzia…”. Una frase spiega tutto. E molto di più nel caso di Alex Zanardi. Un paio di giorni fa la Gazzetta ha annunciato che “Alex Zanardi da Castelmaggiore…” come ama chiamarsi lui e che poi è diventato anche il titolo di un libro sulla sua vita, il prossimo ottobre parteciperà ai mondiali di Ironman delle Hawaii a Kona. Nessuna meraviglia. Nessuna sorpresa. Dal campione olimpico di handbike ci si può aspettare di tutto. “Ciò’ che mi affascina in una sfida così complessa sta nello studio tecnico per l’esecuzione del tutto- ha spiegato- Per me partire da zero o quasi con un progetto è il massimo. Un giorno ho scoperto che esisteva l’Ironman. Mi sono interessato e ho visto questa di Kona. Oltre ad affascinare è anche prestigiosa, ci puoi arrivare se dimostri di saper fare certe cose…”. E lui ha dimostrato di saperle fare certe cose. Così si va. Così sarebbe una “pazzia rinunciare” perché quello deve essere il motto. Difficile spiegare a molte persone che ci vuole più coraggio a sopportare il peso del rimpianto di non aver fatto qualcosa che non a buttarsi in un’impresa che pare folle. Ma che folle non è trattandosi di Zanardi. Due anni fa, quando l’ho visto arrivare vittorioso e alzare con una mano la sua hand bike a alle paralimpiadi di Londra sulla pista di Brands Hatch dove aveva trionfato come pilota, ho capito che sarebbe stato capace di tutto. Come ha più volte detto e ripetuto lui sta vivendo due vite. Con lo stesso entusiasmo, conla stessa energia, con la stessa solare allegria, con la stessa caparbietà. E “Con la stessa fortuna. Perchè comunque io mi sento un privilegiato…” ha sempre detto. Così dopo i trionfi nell’automobilismo, in particolare quelli nei campionati di F.Indy del 1997 e del 1998, sono arrivati quelli sulle tre ruote dell’handbike. Che sono più di un trionfo, inutile negarlo. Perché Zanardi e’ l’esempio vivente che, nonostante tutto, si può (si deve) andare avanti e si possono fare grandi cose. Basta guardarlo in faccia, sentirlo parlare e ti conquista. Come quel giorno a Venezia quando portò al traguardo della maratona Francesco Canali, malato di Sla. A un metro dal traguardo si fermò, scese dalla sua hand bike e trascinandosi incurante del suo handicap gli fece tagliare il traguardo per primo. E’ un’immagine che resterà. Così come resterà la sua frase dopo la vittoria olimpica di Londra: “Cosa farò adesso non lo so. Comunque io senza sport non posso vivere. Sono drogato di sport…sono assuefatto”. Ed ora arriva anche l’Ironman. “Però quel Zanardi da Castelmaggiore…”

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