Il conto alla rovescia è cominciato da un po’. Cinque, quattro tre due…Sergio Contin, mister che ha scritto un pezzo di storia del triathlon azzurro è abituato ad avere a che fare con marziani come Alessandro Fabian ma è la prima volta che si trova ad allenare un astronauta. Uno vero, il primo italiano ad essere andato in orbita. La missione è fissata: portare , Luca Parmitano,  38 anni di Paternò in provincia di Catania che di mestiere fa l’uomo dello spazio a correre il primo Ironman della sua vita: “Che doveva essere a novembre in Arizona- spiega Contin–  e invece probabilmente verrà anticipato e ciò dal punto di vista della preparazione ci crea qualche problemino in più…”. Non c’è ancora l’ufficialità e il coordinatore azzurro della nazionale elite di triathlon non lo vuole dire, ma con tutta probabilità Parmitano proverà a correre e finire il suo primo Ironman a o ottobre, nel mondiale di Kona alle Hawaii.  Già perchè gli organizzatori  quando hanno saputo che il maggiore dell’Aeronautica che ha portato a termine la missione “Volare”  aveva lanciato la sfida insieme con un suo collega ci hanno messo un secondo ad invitarlo. E quando ti ricapita di avere al via della tua gara due astronauti veri?  Manca per ora solo il via libera dell’ Esa , l’agenzia spaziale europea. ma tutto fa presagire che arriverà. “Quando la Federazione tramite un amico comune è stata contatta per stabilire un contatto con Parmitano- racconta Contin- un po’ non ci credevo. Avevo ben sentito parlare del maggiore e della sua missione spaziale, è un personaggio noto in mezzo mondo  e il primo inconro che abbiamo avuto a Milano è stato abbastanza particolare. E’ successo tutto durante una conferenza stampa dove c’era lo stato maggiore dell’Aeronautica, generali, colonnelli…Parmitano era vestito da atronauta e finito l’incontro ufficiale mi è venuto incontro. Cosa ci siamo detti? Nulla di speciale gli ho solo ricordato che avevamo un Ironman da preparare ed è cominciata questa avventura…”. Un’avventura non semplice. Perchè un astronauta fa una vita abbastqnza complicata e per entrare in contatto con lui spesso bisogna passare da filtri, autorizzazioni  e un po’ di burocrazia. “Sì diciamo che un po’ è così- racconta il coordinatore della squadra azzurra- Però devo dire che la preparazione per ora non ha subito intoppi. Dopo esserci conosciuti a me serviva cominciare a monitorare alcuni suo valori così grazie all’aiuto dei tecnici della Garmin abbiamo cominciato le rilevazioni. Ora lo seguo costantemente grazie alla piattaforma multimediale che ci hanno messo a disposizione in cui è possibile assiterlo in diretta durante tutti i suoi allenamenti, valutarne le performance, correggere i carichi di lavoro. Non ci sono diffcioltà anche perchè lui è abituato a smenettare con wattaggi, computer, gps e attrezzature simili”.  Nuotare, correre, pedalare per un astronauta non sono però cose di tutti i giorni. Vita strana la loro. All’inizio fatta di sogni ma poi di studi, di test, di missioni che durano mesi e anni, di lontananza e di figli che fanno fatica a riconoscerti quando torni e anche di paura. Fatta di passioni  proiettate nello spazio che però vogliono anche essere il più terrene possibili come Parmitano aveva raccontato quando mesi fa era atterrato a Sanremo. Come la musica di Fabrizio De André,  Battisti, Dalla, dei  Beatles e con il jazz di Patt Metheny. E con una filosofia precisa: “Bisogna andare sempre più lontano. Guardare l’orizzonte, inseguire quello, chiedersi che cosa nasconde e c’è oltre, provare a toccarlo con mano…”. Insomma vivere. Ed è forse per questo che ha deciso di fare un Ironman una sfida più terrena che terrena non si può. “Stiamo lavorando per arrivare e preparati- racconta Contin–  Parmitano è un ottimo atleta ma è ovvio che la sfida dell’Ironman è una storia a sè.  Siamo partiti da un’ottima base: ha un fisico possente, muscolato, non ha nessuna difficoltà ad affrontare allenamenti e fatica. Soprattutto mentale, anche perchè uno che è stato per sei mesi nello spazio è preparato a tutto>.   Tra le tre discipline il lavoro più duro il Maggiore lo sta facendo sulla bicicletta: “Premesso che in un ironman la differenza non si fa nel nuoto e che Parmitano nuota da ottimo da amatore- spiega Contin– stiamo lavorando moltissimo sulla fase ciclistica perchè è quella dove le sue potenzialità sono enormi. La corsa va bene ma è ovvio che per un atleta della sua potenza e della sua stazza è la parte dove il margine di miglioramento è minore”. Così  giorno, dopo giorno tra  “mister” e “astronauta” si è creato il giusto feeling  che è poi quello che ti permette quasi sempre  di raggiungere i risultati e di fare la differenza. Un po’ come con Alessandro Fabian? <Beh diciamo che nella loro diversità- spiega Contin- sono due fenomeni. Ovvio che ci sono differenze fisiche ma l’approccio alla sfida è esattamente lo stesso: umile, caparbio, meticoloso, senza mai lasciare nulla al caso”. Capita di parlare la stessa lingua, quella dei campioni. Capita quando di fronte ti si presentano atleti e persone abituate a fissare e a raggiungere gli obbiettivi. E allora viene facile capire perchè un ‘astronauta si mette in testa di fare un Ironman. Viene facile soprattutto ricordando le parole che Parmitano aveva detto a Fabio Fazio sul palco dell’ Ariston: “Perchè mi butto sempre in una sfida nuova? Quello che mi scatta è la domanda: perchè no? Abbiamo solo una vita, e bisogna godersi questo percorso fatto di emozioni, di esperienze. E a me piace provare tutto ciò che mi fa crescere. E l’Ironman  fa parte di un concetto che va oltre lo spazio…”. Tre, due, uno…contatto.