Nello sport ci sono fenomeni e fenomeni. Dovrebbero essere il campo, la vasca, la strada a stabilire se un campione è un campione. Così se non ci sono dubbi su Federica Pellegrini per la storia che ha scritto nel nuoto o su Vincenzo Nibali  per quella che ha cominciato a scrivere in bici  qualche perplessità in più la lasciano campioni, o presunti tali, come Mario Balotelli  e Antonio Cassano che sono finiti sulle prime pagine dei giornali in queste ore. Il primo ha appena indossato la nuova maglia del  Liverpoool, l’altro sta per togliersi dopo l’ennesima sceneggiata quella del Parma. I due hanno cambiato più squadre che auto. E ogni volta promettono di ricominciare. Ogni volta assicurano che sarà la volta buona ,che è è finito il tempo di balotellate e cassanate, che si comporteranno da uomini e campioni.  Per i giornali e le tv sono fenomeni. Non c’è nessun dubbio. Fenomeni con la maisucola che però ogni volta si squagliano al sole, come nell’ultimo mondiale. Fenomeni da prima pagina più per la loro maleducazione che per i gol o le vittorie. Fenomeni spesso da baraccone. E allora mi torna in mente una frase di  Sergio Contin, uno dei responsabili azzurri della nazionale azzurra di Triathlon, che parlando di Alessandro Fabian che proprio oggi a Stoccolma si è piazzato decimo  nella  World Triathlon Series che è un po’ la Formula Uno di questo sport e tra sette giorni si giocherà la finale a Edmonton,  mi aveva detto: <Ale è un fenomeno perchè è nato per fare triathlon ma soprattutto perchè è un ragazzo per bene. Educato, all’antica. Uno che ha davvero una bella testa. E per questo deve ringraziare sopratutto la sua famiglia…>.  Certo Fabian non è la Pellegrini e nemmeno  Nibali e molto dovrà dimostrare ai prossimi Giochi di Rio ma è la prova che si può fare ( o diventare) il fenomeno senza fare il “fenomeno”. Chissà se qualcuno se ne accorge e comincia a scriverlo…

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