C’era una volta il ciclismo dietro motori e adesso non c’è quasi più. C’erano una volta i derny, roba per nostalgici. Roba da Sei giorni. Roba da olandesi e da fiamminghi. Roba per malati della pista dove una volta s’imparava ad andare in bici e a vincere le volate . C”era una volta quella motoretta con i pedali e c’erano una volta quei piloti un po’ strani in tuta e caschetto, metà centauri metà ciclisti, che si portavano a ruota gli sprinter sulle paraboliche dei velodromi. Un pezzo di storia . Un ciclismo da romantici che ora è retroguardia che fatica a sopravvivere e a trovare sponsor. Però il fascino resta. Intatto come spesso capita per le sfide di una volta.  Trenta, cinquanta settanta all’ora a girare in tondo con i derny che si affiancano, si superano, si fiorano e a volte si toccano. Che diventano tutt’uno con chi pedala in scia. Ciclista e pilota, pilota e ciclista, un corpo solo, un solo respiro, un solo gesto e un’intesa che è un misto di perfetta abilità fino a quando, a qualche giro dal termine, moto e bici si separano come missile e navicella. E ‘alta scuola della velocità dove si spingono rapporti impossibili, le forcelle stanno un po’ più indietro e dove i body sono più attillati che nelle cronometro. Qui si fa lo show e qui i velocisti diventano davvero velocisti. Noi facciamo scuola. Gli azzurri dietro i derny hanno scritto belle pagine di storia e dopodomani in Danimarca a Ballerup, dove si corrono i campionati Europei, proveranno a scriverne altre. Il ct Marco Villa ha scelto e Omar Bertazzo (Androni Giocattoli), Manuel Cazzaro (Team Sudtirol Asd) e Filippo Fortin (Bardiani CSF) proveranno a giocarsela. Non da soli ovviamente. A guidarli i sella ai loro derny saranno  Cordiano Dagnoni , Mauro Valentini e Christian Dagnoni che l’anno scorso a Montichiari pilotò Elia Viviani sul gradino più alto del podio continentale. Sì,  proprio lui, quell‘Elia Viviani che pochi giorni fa ha firmato un contratto di due anni che lo legherà al team Sky lo squadrone di Froome e Wiggins. E che l’azzurro sia finito alla corte di Sua maestà forse non è un caso: “Penso a Rio e questo team è una garanzia per il mio progetto olimpico- spiega sul sito delle Federazione- Avrò l’assistenza  di gente che conosce la pista ad alto livello e che potrà aiutarmi su tante cose dalle bici all’erodinmamica. Posso trarne vantaggio nell’avvicinamento alle gare olimpiche”. E visto da qui anche un derny fa meno nostalgia…