Davide Oldani me lo ricordavo forte centravanti della Virtus Cornaredo. Lui là davanti a fare gol io in porta a cercare di non prenderli: compagni di squadra. Anni fa. Tanti purtroppo. Poi ognuno ha preso la sua strada, lui più un”autostrada” visto che oggi è uno dei grandi Chef più famosi in circolazione. Ma a volte le strade tornano ad incrociarsi ed è successo un paio di giorni fa quando il mio direttore mi ha chiesto di intervistarlo. Non ci è voluto molto a ristabilire un contatto ed è stato un attimo ricordare. Poi però le chiacchiere diventano lavoro e il discorso prende pieghe che non ti aspetti: benessere, sport, televisione, nuovi locali… Anche se alla fine torna tutto lì, perché il suo modo di far cucina è un po’ una filosofia completa che lo coinvolge come chef, come uomo e come papà di una figlioletta di 6 mesi.E l’amalgama si trova «essenziale, accessibile e ben fatto» come dice lui quando parla dei suoi piatti, della sua cucina «pop» che ha fatto diventare un punto di riferimento italiano e non solo il «D’O» di Cornaredo.

Quindi la strada è sempre più quella italiana…
«Assolutamente sì, innovazione e tradizione a tavola ma soprattutto qualità…»
Che però costa e con la crisi che c’è…
«Non è proprio così. Con prodotti freschissimi e soprattutto se si rispettano le stagioni alla fine i conti tornano e anche l’alta cucina può diventare accessibile»
E questa è la cucina pop?
«Sì e nasce dall’idea che tra essenziale e ben fatto, tra buono e accessibile, innovazione e tradizione si può sempre trovare la giusta armonia. Il resto lo fa un gran lavoro di squadra perché in cucina funziona così…»
Si vede che ha giocato a calcio…
«Sì anni fa ma ora l’età non è più adatta…»
E allora ha deciso di andare in bici.
«Mi alleno appena posso, mi piace e faccio anche le granfondo, l’ultima è stata la Felice Gimondi».
Passione per lo sport che la lega in qualche mondo al Bianchi cafè appena aperto a Milano?
«È un’iniziativa di quel grande uomo di Salvatore Grimaldi che mi vede coinvolto perché io sono testimonial Bianchi. Ma la passione per lo sport nel mio caso va di pari passo con il mio lavoro. La cucina deve essere salutare e sostenibile e il benessere che comincia a tavola si costruisce anche con l’attività fisica».
Forse anche per questo lei è stato nominato ambasciatore di Expo?
«Non so. Certo che “nutrire il pianeta” per me non è solo uno slogan ma un principio etico da seguire quotidianamente» E magari da divulgare dallo schermo della tv?
«Se intende il talent “The Chef” che sta andando in onda sulle reti Mediaset le dico subito che un po’ è così. Anche in questo caso l’idea è quella di riportare sugli schermi una cucina che sia l’esempio di italianità. Far rivivere le ricette tradizionali, i prodotti tipici, la storia dei luoghi»
Come dice spesso lei «reinterpretare»…
«Sì anche. La cucina italiana dà la possibilità di essere costantemente reinterpretata con semplicità, dando valore agli ingredienti e cercando il giusto equilibrio tra i contrasti: morbido, croccante, caldo, freddo, dolce, amaro…»
Ma non crede che siano un po’ troppe le trasmissioni tv che parlano di cucina?
«Credo il contrario. Ben vengano i programmi che parlano di cibo, più sono e più la gente può scegliere. Proporre la buona cucina può far capire a molti che si può mangiare bene anche in modo semplice. E comunque se uno si stufa può sempre usare il telecomando…»
Cucina, televisione e sport… Davide Oldani come il suo collega Gordon Ramsey?
«Siamo diversi per storia e tradizioni. Certo lui nuota, pedala e corre… ha fatto un Ironman»
Beh però lei già pedala…
Devo ammettere che una gara di triathlon mi affascinerebbe molto… E il prossimo anno non è detto che non ci provi». Cosa si cucina Davide Oldani prima di un allenamento di quattro ore?
«Dipende… Se la sera prima ho cenato bene mi bastano tre cucchiai di marmellata, un barretta alle mandorle e del miele…»
Basta così?
«Sì poi quando rientro solitamente entro tre quarti d’ora mi preparo un etto e mezzo di carboidrati…»
Carboidrati? Ho sentito bene?
«Pardon, cucino della pasta… ovviamente con prodotti italiani e di stagione».