Il bello di Alessandro Fabian è che “pensa positivo”, un po’ come Jovanotti. E’ lo spot perfetto per il suo sport, il triathlon. “Che resta di nicchia, lo so – mette le mani avanti- però sta crescendo bene, c’è un sacco di gente che sa cos’è…>. Un’oretta di chiacchierata per un’intervista che uscirà nei prossimi giorni sulle pagine dello sport del Giornale  bastano e avanzano per capire che il 2015 per il carabiniere azzurro sarà un anno da vivere intensamente. Quest’ anno ha vinto tanto, campionati italiani, olimpici, sprint, è stato sempre tra i migliori al mondo ma nel 2016 a Rio, ai Giochi di Rio, sarà tutta un’latra storia. Ha tutte le intenzioni di giocarsi le carte che ha e che sono ottime perchè sul fatto che sia un “fenomeno” sono d’accordo in tanti. Così a domanda risponde. Ma ciò che colpisce di Fabian è altro. E’ la serenità con cui vive la sua esperienza da atleta, i suoi venti allenamenti alla settimana, le sue rinunce , la sua voglia di togliersi qualche sfizio come una vacanza in bicicletta nel Salento o una corsa tra le calli di Venezia con la sua fidanzata: “Lo sport è la mia vita e mi piace condividerlo…”. E il messaggio arriva. E sarà perchè i suoi genitori hanno davvero  fatto un ottimo lavoro, sarà perchè è un carabiniere e qualcosa vuol sempre dire, sarà perchè il Dna è quello giusto ma  l’esempio per grandi e piccoli è di quelli fanno bene a tutto lo sport, non solo al triathlon. E allora pensi a Italia- Croazia, al pubblico che ha fischiato gli inni nazionali, ai fumogeni sparati in campo, alle cariche della polizia,  ai 17 croati in manette,  allo spettacolo indegno che ieri hanno dovuto sorbirsi migliaia di bambini delle scuole calcio che erano al Meazza e tiri le somme. Non c’è partita…