Luigi Ocone  38 anni, operaio edile e ottimo atleta, è morto questa mattina a Firenze durante la  trentunesima edizione della maratona. Si è accasciato al 41mo chilometro e, nonostante sia stato soccorso all’istante dal medico di gara che era alle sue spalle in moto e poi da un’ambulanza non ce l’ha fatta. I suoi familairi che lo stavano aspettando al traguardo hanno praticamente vissuto la tragedia in diretta. Dramma nel dramma. Così una giornata di sport e di festa si vela di grandissima malinconia. Così ritornano le solite domande di chi, forse, non sa come stanno esattamente le cose. E pericoloso correre una maratona? Certo che un po’ di pericolo c’è. Certo che un margine di rischio esiste. Però solitamente chi si presenta al via di una 42chilometri non lo fa di punto in bianco ma dopo un allenamento più o meno rigoroso che a volte dura parecchi mesi. Vale per tutti a qualsiasi età.  E poi chi ha un tesseramento della Fidal ( la federazione italiana di atletica) annualmente viene sottoposto a un controllo medico preventivo con un esame cardiologico e una prova <sotto sforzo>.  Cosa che tra l’altro non avviene in tanti altri Paesi dove per partecipare a volte è sufficiente firmare una liberatoria.  Insomma non si va allo sbaraglio.  Però ogni sport, ma ogni cosa che si fa nella vita, ha un margine di rischio più o meno grande. E’ il prezzo che si deve pagare per assaporare una passione, per non ammuffire, per sentirsi vivi. E così è per chi ama la maratona ma anche per chi ama arrampicarsi, scalare, volare in deltaplano,  sciare o correre in pista a 300 all’ora su una moto. E si potrebbe continuare. Non esiste un rischio zero: mai. Non esiste la certezza di essere al riparo dai guai.  Neppure se uno la maratona di Firenze se la guarda in tv tranquillamente seduto su un divano. E’ la vita. O forse, semplicemente, il destino. E davanti al destino siamo un po’ tutti disarmati…