Qualche anno fa a Milano, ma credo in tutte le altre città italiane, la moda era quella di appendere i Babbi Natale ai balconi. Venivano attaccati  a una scaletta luminosa e, come tutte le novità, erano anche divertenti. Poi però si sono moltiplicati:  cento, millle, diecimila. Chiaramente troppi. E non c’era balcone o finestra che non avesse un Babbo appeso. Davano più tristezza che gioia. Perchè alla lunga suonavano ‘ falsi, un po’ come gli auguri mandati a tutte le rubriche telefoniche che ti arrivano puntuali la mattina del 25 dicembre. O come quelle e-mail di auguri prestampate che si inviano a tutto l’indirizzario di posta. Dai Babbi Natale appesi ai balconi a quelli che corrono il passo è breve. Perchè la logica è la stessa. Le prime corse tutti vestiti di rosso sono di una decina di anni fa. Si cominciò a Milano che è una città che ha mille difetti ma anche il pregio indubbio di cogliere con un bel po’ di anticipo ciò che poi accadrà nel resto del Paese. Così la prima Babbo Running partì da piazza Duomo dove ritornava dopo un giretto di 6 chilometri nel centro storico per la gioia di grandi e piccini. Una bella idea e una bella festa. Poi però è successo ciò che è accaduto con le luminarie: dieci, cento, mille corse di Babbo Natale. Troppe e tutte uguali. Certo, molte hanno fini benefici e solo questo vale il prezzo del pettorale. Ma non è sempre così. Per questo forse è arrivato il momento di fermare tutti questi Babbi Natale che corrono. Stanno alla corsa come un bicchiere di vino versato da un tetrapack sta ad un calice spillato da una botte…