Casco sì, casco no? Per me è si, tanto per essere chiari subito. E per quanto possa interessare. Ma giusto per chiarire da che parte si sta. In gara come in allenamento ma anche ( forse soprattutto) in città il casco in bici resta una bella protezione. Chiaro che su questo tema si può discutere. Si dibatte se sia efficace, inutile o addirittura pericoloso mettersi l’ “elmetto”. Così  come si sta dibattendo e discutendo in questi giorni in California, dove è scontro tra ciclisti e governo su una proposta di legge che  dovrebbe renderlo obbligatorio.  L’iniziativa legislativa è stata introdotta dalla senatrice Carol Liu e se fosse approvata sarebbe la prima del genere in tutti gli Stati Uniti.  Una vera e propria rivoluzione resa sicuramente più efficace e cogente da una sanzione di 25 dollari per i tragressori.  I più duri oppositori  sono ovviamenete i ciclisti che sostengono che una legge sul casco obbligatorio farebbe più male che bene facendo sembrare il ciclismo un’attività più pericolosa di quanto non sia davvero.  La tesi è che il casco proteggerebbe la testa solo se si cade a una certa velocità e in città è raro andar veloci. Mentre costringere adulti a portarlo scoraggerebbe l’uso delle due ruote. “Ad Amsterdam o Copenhagen- sostiene il fronte anticasco- non lo indossa quasi nessuno e i ciclisti si sono moltiplicati. Molto meglio limiti di velocità inferiori per le auto e piste ciclabili…”.  La senatrice Liu invece usa altre argomentazioni. A suo avviso il casco incoraggerebbe a provare gente che non ha mai usato la bicicletta: “E e anche se non è l’unico modo per proteggere i ciclisti- spiega-  dà un senso di sicurezza maggiore che andare in giro a testa nuda”. Opinioni. Che vanno in direzioni opposte e quindi se ne discute. Magari anche da noi. Nel dubbio, come diceva Nico Cereghini quando faceva le prove delle moto su Italia Uno: <Casco sempre ben allacciato e luci accese…>. Non costa nulla.