boifavaUna vittoria che vale più  di mille, inutili , mimose. Che ricorda che le donne hanno spesso una marcia in più e che spiega, meglio di tante chiacchiere, quanto  quel rito dei fiori gialli regalati l’8 marzo sia solo un’offensiva messinscena a fini commerciali. Una vittoria che forse non ti aspetti  e che ti fa capire parecchie cose. Come , ad esempio, che il “sesso forte” e solo un categoria.  Federica Boifava vince la Dolomiti Extreme Trail.  Ma non è solo prima tra le donne che già sarebbe una mezza impresa se si considera che correre in val di Zoldo scalando San Sebastiano, Civetta, Moiazza e Pelmo per 53 chilometri con 3800 metri di dislivello positivo e 3710 metri di dislivello negativo non è come scriverlo. Vince la Dolomiti Extreme in 6 ore, 48 minuti e qualche spicciolo di secondi mettendo si dietro tutti. Ma proprio tutti, uomini compresi. Mettendosi dietro l’altoatesino Peter Kienzl e lo statunitense Rick Floyd che hanno prima provato a starle davanti e poi a resisterle ma alla fine si sono arresi e sono arrivati una decina di minuti dopo. Chapeau, direbbero i francesi.  Chapeau perchè la gara è di quelle toste e al via c’erano 800 atleti veri da 29 nazioni compreso un mito dell’alpinismo mondiale come il nostroa Simone Moro.  Così una donna che mette dietro tutti potrebbe anche sembrare una sorpesa. Ma non più di tanto. “Quando ho visto che alcuni atleti forti avevano dato forfait- ha raccontato l’atleta di Quinto Vicentino al traguardo- ho sperato anche in qualcosa in più  e ho  cominciato a sperare di vincere dopo aver staccato Kienzl e Floyd perchè mi giravo e non li vedevo più. Oltre alla soddisfazione della vittoria, ho avuto anche la soddisfazione di aver fatto finalmente il Tivan, il  tratto di sentiero sotto la maestosa parete del Civetta  che da solo vale la gara intera». Prima. Prima davanti a tutti ma senza sentirsi un fenomeno.  Perchè Federica Boifava corre forte e vince ma fa nella vita non fa solo quello. Lavora, ha una figlia, legge suona il flauto traverso…insomma fa tutte le cose normali che fanno altre donne. Però la corsa è un qualcosa che ha dentro. Quasi una filosofia. “E’ uno dei tanti modi possibili di portarsi a spasso nel mondo- aveva raccontato un un’intervista qualche tempo fa-  Prima pensavo fosse la bici con cui scollinavo i Monti Berici fischiettando gli studi d’esame. Poi  ha cominciato ad andarmi “stretta”, nel senso che ho capito che era un aggeggio con i suoi limiti. La corsa, invece, è essenziale. E “ il mezzo” sei tu. Una gara lunga, come un qualsiasi viaggio, deve disegnarsi senza intoppi, prima sulla carta e poi nelle idee. E una volta stabilite le tracce, sulla rotta prende forma il sentimento, come accade nella rigida struttura della poesia.  Vivo la corsa come uno spartito, come grammatica del corpo, come fraseggio del movimento. Non mi ispiro ai grandi nomi dello sport, ma ai viaggiatori, ai pazzi, agli artisti. Corro per monti pensando a chi va per mare, raccogliendo idee per nuove favole da raccontare…” Altro che mimose

 

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