Sul doping basta paragoni con il ciclismo. E ci mancherebbe. La Federazione mondiale dell’atletica picchia i pugni sul tavolo ma farebbe meglio a guardarsi in casa visto sul doping c’è il fuoco incrociato dei media inglesi e tedeschi ed ora anche dell’Università di Tubinga che l’accusa di aver impedito la pubblicazione dei dati di una ricerca dopo i mondiali di Daegu dove gli atleti non ne uscivano benissmo . È guerra del doping e dell’antidoping. Così la situazione rischia davvero di travolgere tutto e tutti proprio alla vigilia dei Mondiali di Pechino e  dell’elezione presidenziale che vedrà in lizza Serghei Bubka e Sebastian Coe per la successione a Lamine Diack. E  ieri è arrivata una nuova  puntata dell’inchiesta del Sunday Times e della rete tedesca Ard sulla diffusione del doping. Un terzo dei 1.800 atleti (tra il 29 ed il 34%) che partecipò ai campionati del mondo di Daegu, in Corea del Sud, nel 2011, confessò di aver fatto ricorso ricorso a sostanza proibite nel precedenti 12 mesi.  Questo quanto emerge da uno studio condotto dall’università tedesca di Tubinga nel 2011, finanziato dalla Wada (World Anti-Doping Agency) ma che la Iaaf avrebbe impedito di diffondere. Questo in base ad un accordo tra controllori, la Wada, e controllati, la Iaaf, nel quale questi ultimi consentirono alla ricerca, permettendo ai ricercatori tedeschi di interrogare gli atleti, ma riservandosi il diritto di veto, che hanno esercitato, impedendone la divulgazione.  Ciò sostengono giornalisti inglesi e tedeschi e anche i ricercatori dell’Università che accusano i vertici della Iaaf di aver tentato di nascondere i risultati del loro lavoro. La Federazione non ci sta. E in uno stringato comunicato spiega in realtà quella ricerca ” era un sondaggio di scienze sociali condotto dalla Wada e da un team di ricercatori nel villaggio atleti di Daegu”. Nulla più. L’obiettivo era quello di “valutare l’affidabilità dei nuovi potenziali metodi di valutazione della prevalenza del doping nello sport, utilizzando un approccio da scienze sociali”. La Iaaf, aggiungendo che i risultati erano già stati resi noti dalla tv tedesca nel 2013, aveva rivelato una “serie di riserve” sull’interpretazione dei risultati per questo si era deciso di accantonarne la pubblicazione. Ovviamente non è finita qui.