passiIl giorno è domani. Inizia il conto alla rovescia per l’ultramaratona ciclistica scatta domattina da Cordignano. Sfida tosta. Sfida da “duri”: 606 chilometri tra Veneto, Friuli e Trentino-Alto Adige con 16 passi montani e dolomitici da scalare. Chi l’ha definita la corsa ciclistica più dura al mondo non sbaglia perchè  Ultracycling Dolomitica, organizzata dall’ Asd Nova Virtus è davvero un’imprersa epica con 16mila metri di dislivello e 16 passi da scalare. Si parte dal Combai-Madean-Pianezze ma poi si va sul Passo Manghen, sul San Pellegrino, sul Fedaia, sul Pordoi, sul  Campolongo e sul valparola tanto per citarne alcuni.  C’è una linea sottile che divide il piacere dalla sofferenza. Una linea che per i ciclisti segna il confine tra il mito e la gloria. Ognuno la sua. E così anche per la Dolomitica si fa la fila, ci si mette in coda per fare una fatica che se non ci fosse una bici da cavalcare nessuno probabilmente farebbe mai. E arrivano da ogni parte parte d’Italia. Ma anche da Spagna, Austria, Germania, Inghilterra. C’è l’ex professionista Omar Di Felice, che cercherà di migliorare il terzo posto del 2014. E il basco Juliàn Sanz, un asso delle ultramaratone ciclistiche, appena entrato nel Guinness dei primati per aver pedalato su una bicicletta a rulli per cinque giorni di seguito per 2.739 chilometri . C’è Martin Bergmeister, ex portiere di calcio, arrivato sino alla C2 con il Martina Franca. E c’è un ex ciclista dilettante (maglia Uc Trevigiani) come Giandomenico Santarossa. C’è Rocco Mucci, un viaggiatore in solitaria arrivato in bicicletta sino a Capo Nord. E c’è Massimiliano Sala, nome sconosciuto ai più, eppure abituato a frequentare gli ambienti sportivi d’altissimo livello: dal 2013 è infatti il medico sociale del Manchester City, dopo esserlo stato per cinque anni (dal 2003 al 2008) del Milan. Non mancano i triatleti  come il britannico Dominic Irvine e lo spagnolo Florindo Gonzales. E c’è persino un ex azzurro di sci nautico: Marcello Luca.  Al via pure un atleta diversamente abile, Mirco Bressanelli, tre volte campione italiano di handbike. Ma la Dolomitica  significa anche riscoprire lo spirito del ciclismo antico, fatto di lunghe distanze e grandi distacchi. Una sfida per uomini di carattere: oggi come un tempo. Era anche il ciclismo di Vito Favero, il grande atleta trevigiano dei tempi eroici (secondo al Tour de France del 1958 e vincitore di due tappe al Giro d’Italia), a cui Ultracycling Dolomitica è dedicata. Ciclismo d’altri tempi con ristori d’altri tempi come quello sul Muro di Ca’ del Poggio, tra i vigneti di San Pietro di Feletto, dov’è ci saranno Prosecco e scampi ad aspettare i tanti coraggiosi. Perchè  c’è un limite anche alla fatica…

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