"Il Lombardia" cycling raceDopo la rabbia della Vuelta e la delusione del mondiale il Lombardia di Vincenzo Nibali finisce in lacrime. Lacrime di gioia che firmano il riscatto di una stagione storta. Firmano una giornata storica del nostro ciclismo che non vinceva una classica da anni, da quando  quattro anni fa Enrico Gasparotto vinceva l’Amstel Gold race , da quando otto anni fa sul  traguardo di Como arrivò per primo Damiano Cunego. Preistoria. Ma oggi il presente parla la lingua di un campione che dopo la squalifica spagnola aveva la rabbia in corpo. Tre volte è scattato sul Civiglio, la penuntima salita. Tre volte ha cercato di scrollarsi di dosso Tibaud Pinot il francese che non lo ha mollato un attimo. Poi è partito in discesa con una serie di curve e di accelerazioni da far mancare il fiato. Uno spettacolo. L’essenza di uno sport che questo magnifico Lombardia ha esaltato, metro dopo metro, tornante dopo tornante fin su quel muro di Sormano che è il punto di non ritorno per le gambe e il cuore di chi è in cerca di gloria.  Ma Nibali oggi aveva deciso di scrivere un pagina importante della sua carriera. Lo sapeva che avrebbe vinto. Lo sapeva anche quando sull’ultimo strappo del San Fermo lo spagnolo Dani Moreno gli è arrivato a una dozzina di secondi. Pochi, tanto da vederlo laggiù in fondo prima dell’ultimo rettilineo. Inutile. Il campione siciliano aveva un conto da regolare. Aveva un credito da riscuotere e aveva tanta voglia di mettere in chiaro le cose. Serviva la vittoria in una classica-monumento. Serviva mettere in bacheca anche il Lombardia numero 109. Serviva vincere così, con un finale che è l’essenza del ciclimo che sanno regalare solo i fuoriclasse. Serviva far finalmente suonare l’Inno di Mameli in mondovisione. Serviva vincere oggi nel giorno del compeanno di sua moglie. E servivano anche le lacrime prima di salire sul podio. Il Tour? La Vuelta? Il mondiale…Ormai sono alle spalle. Il prossimo anno lo aspettano il Giro e i Giochi di Rio