romagf“La Granfondo di Roma non finisce qui…” . Sembra una minaccia,  in realtà l’organizzatore Gianluca Santilli ha grandi progetti per la Granfondo Campagnolo che oggi alla sua quarta edizione  ha portato al via un fiume di ciclisti che dal cuore della capitale hanno pedalato nel’entroterra dei castelli  per poi far ritorno in centro. Oltre cinquemila sui tre tracciati da 120 km,  da 60 per la cicloturistica  e dell’Imperiale. la gara storica che ha visto in gara anche Francesco Moser, uno per cui il tempo sembra non passare mai. Tanti da Roma e dintorni ma tanti, molti di più dalle altri parti d’italia e soprattutto dall’estero. Perchè Roma è Roma nonostante la pioggia e perchè la Campagnolo ormai è una gara che conta, una vera e propia festa di ciclismo internazionale. Ci sono pettorali  e classifiche però non vince chi arriva primo al traguardo ma chi fa i migliori tempi sulle quattro salite della gara. Un po’ come succede all’estero, in Svizzera e in Francia tanto per fare qualche esempio. Vince chi va più forte sulle rampe, conta il tempo ma senza prendere rischi inutili in discesa, senza l’esasperazione di star davanti per forza perchè le granfondo sono  soprattutto pedalate dove ci si deve divertire e Roma vuol essere l’esempio.  Ed è un bel correre. Senza lo stress da prestazione che è un febbre contagiosa, senza l’ansia di dover competere. Il resto lo fanno Roma, l’entroterra meraviglioso dei castelli, gli strappi di Rocca di Papa e  Rocca Priora oggi avvolte nelle nebbia ma che capaci di regalare uno sguardo  su Roma baciata dal sole assolutamente indimenticabile.  ” Sì lo spirito è proprio questo- spiega l’avvocato Santilli–  E lo dico da pentito perchè anche io  sono un ciclista di quelli accaniti, di quelli che la prima cosa che fanno quando arrivano al traguardo vanno a vedere le classifiche. Ma  mi sono reso conto che bisognava fare in modo di stemperare quell’esasperazione che ormai c’è in quasi tutte le gare.  Troppo spesso le granfondo sono diventate terreno di caccia per professionisti in disarmo, che sono scarsi professionisti ma ottimi amatori. Che vengono in queste gare per vincere i premi e che si portano in scia anche tanti amatori in cerca di gloria e disposti a tutto. E quando dico disposti a tutto parlo come ex procuratore federale dell’antidoping che conosce le indagini . Così volevo una corsa che fosse qualcos’ altro, che fosse per tutti un giornata di sport senza la frenesia di arrivare davanti a tutti i costi”. E così sono stati messi i paletti. Sono state fissate le regole per una Granfondo che è entrata dalla porta principale  nella Wace, la World Association of Cycling Events, che raccoglie le gare più importanti in un circuito destinato a crescere. Da Londra a New York a Città del Capo, dalla Vattern Rundam in Svezia all’etape du Tour in Francia. E Roma ovviamente, con regole che un po’ la differenza la fanno perchè qui la’ria è un po’ diversa e non c’entra il Ponentino. Qui c’è un “no” alla partecipazione degli ex professionisti che possono correre ma non fare classifica se non dopo almeno quattro anni dal ritiro e c’è l’obbligo di usare in gara la  maglia ufficiale della granfondo. “Sì anche questa è una scelta precisa- spiega Santilli–  Per un motivo di semplicità nostra nel controllo della corsa ma anche perchè non volevamo battaglie per star davanti a conquistarsi le immagini tv con le maglie delle squadre”. E il colpo d’occhio del gruppone tutto verde è anche un bel vedere. E’ anche un “marchio” che  proprio grazie alla Wace nei prossimi anni è già pronto per diventare un Challenge, un circuito di gare internazionali con tanto di premi, diplomi e maglie dedicate per chi lo porterà a termine.  ” Anche se la vera sfida della Granfondo di Roma è un’altra ancora- spiega Santilli,  oggi responsabile anche  del settore amatoriale della Federciclismo-  La sfida è quella di dimostrare che anche una città come Roma può essere un città ciclabile e che anche qui e sulle strade dei Castelli si può fare del cicloturismo che è poi la direzione che in Europa sta prendendo il ciclismo.  L’idea è quella di creare un circuito di alberghi, locali bike friendly e di organizzare giornate dedicate ala bici magari chiudendo per qualche ore tratti di strade che portano in località che meritano una gita. E qui non mancano. C’è chi crede sia un impossibile?  Può darsi. Oggi però Roma ha chiuso il traffico per tre ore lasciando via libera alle biciclette. E qualcosa vorra pur dire…”

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