fabriPer raccontare chi era Fabrizio Cosi, scomparso all’improvviso questa notte, basta una parola: “marziano”. Che poi era la sua parola. Fabrizio era  un “marziano”  non solo perchè a Milano ha messo in piedi “i Podisti da Marte”  che nulla hanno a che vedere con un gruppo podistico ma sono  un movimento culturale, la  sua filosofia di vita applicata alla corsa. Era un marziano perchè aveva il coraggio, l’intelligenza e l’ironia di rompere gli schemi. La corsa era una scusa. O forse il mezzo. La corsa era il suo modo di vivere e il grimaldello che usava per provare a mettere insieme i tasselli del suo mondo che voleva appassionato, solidale, pronto a sostenere le cause giuste contro ogni discriminazione. La portava ovunque, in ogni luogo e portava portava la sua grande voglia di vivere che riusciva a contagiare anche chi con la corsa non aveva mai avuto nulla a che spartire. Se molti milanesi hanno cominciato a correre la domenica mattina in centro regalando fiori e sorrisi a chi li vedeva passare in Galleria, a Brera o nei posti più impensabili il merito è suo. Ed è in buona parte merito suo se la Maratona di Milano è diventata la corsa delle staffette che è diventata. Ci teneva a tante cose ma alla Maratona di Milano in particolar modo, perchè era innamorato della sua città e il fatto che non si riuscisse ad avere una maratona all’altezza  proprio non gli andava giù. Un cruccio. Così ci si è messo di punta. Un lavoro certosino.  Amici, onlus, staffette…ci ha messo del suo per far si che l’aria cambiasse. La prima volta che venne a trovarmi i redazione per raccontarmi tutti i progetti che aveva in mente lavorava ancora per una finanziaria ma mi confessò che gli andava stretta. E infatti passò oltre. Senza indugi, come al solito. Poi le nostre strade si sono incrociate tante e tante volte ancora. Spesso di corsa. Anche l’anno scorso quando abbiamo praticamente corso insieme la Milano Marathon.  Correvi al suo fianco e capivi cosa significasse per lui la corsa, tra abbracci, saluti, carrozzine da spingere, bandiere da sventolare, cause da sostenere. Faceva tutto insieme.  Anni fa, dopo l’ennesimo casino tra maratoneti e milanesi, mi scrisse una lettera che è un po’ l’estratto del suo mondo.  Scomodò Catullo per spiegarmi perchè si ostinava a correre la Milano Marathon: “Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio…”. Ma non ce n’era bisogno…

“Il mistero del mio amore”.  Così cantava Enrico Ruggeri: “Cosa si cerca quando si dà, quando si ama davvero, mistero”. E’ un mistero, ma questa maratona io la amo per davvero, con gioia e con sofferenza, come quando hai perso la testa per una donna volubile e capricciosa che non riesci a mollare. Le ho fatte tutte , in ogni condizione climatica ed organizzativa, ho fatto i record oppure mi sono trascinato fino alla fine, ne ho detto peste & corna oppure no, eppure sono sempre qui, al suo fianco. Fedele. Perché quando si ama davvero non stai a chiederti perché, lo fai e basta, godi di una sofferenza agrodolce e attendista, aspetti quella scintilla che ti fa brillare il cuore e per la quale puoi sopportare anni di buio. Chiedetelo a un tifoso del Milan o dell’Inter cosa significa amare qualcosa, per sempre e QUALSIASI cosa succeda. Al cuore non si comanda, dicevo. Nel novembre 2008, all’indomani della maratona, scrissi un feroce articolo su Podisti.net “Una proposta operativa”. Era il seme da cui sono nati i Podisti da Marte … I marziani si sono goduti la città, hanno fatto del bene supportando ogni volta una Onlus diversa, si sono divertiti, hanno fatto amicizie (qualcuno si è anche fidanzato), hanno scoperto che la corsa non è solo correre ma anche qualcos’altro. E’ la “terza via” . Come si fa a non amare qualcosa del genere? La corsa è sfida con se stessi, è relax, è salute, è metafora di una vita (dice qualcuno), ma è anche socialità, amicizia, festa, rompere barriere, superare limiti. Con la martona, con le staffette abbiamo gli strumenti per superare i limiti. E’ un  circolo virtuoso . Io corro la staffetta, convinco degli amici a correre con me , partecipiamo agli eventi (aperitivi, pasta party,concerti) del venerdì e sabato prima della gara , altri amici e parenti vengono con noi agli eventi e poi a fare il tifo,  si divertono con noi e l’anno dopo corrono anche loro. E via di nuovo dall’inizio. I clacson dehli automobilisti? Sono sempre meno, riconoscetelo almeno questa volta. E soprattutto: chi se ne frega!!! “Come può uno scoglio arginare il mare, anche se non voglio torno già a volare…”.  Qualcuno ci manderà anche a quel paese, ma mica tutti. Ci siamo abbracciati ed è stata un’altra grande festa. Questa è stata la mia bellissima maratona, roba da innamorati persi.E quindi: sarà anche un MISTERO quello che mi spinge a fare, dire, scrivere tutto ciò, ma di questo mistero io non cerco alcuna soluzione. Io so che corro perché mi piace. Se amate anche voi la corsa e se volete una vera maratona a Milano, il momento è arrivato: ora bisogna crederci. Io ci credo. Sono pazzo? certo che sì, tutti gli innamorati lo sono.
Fabrizio Cosi