38172b6a-4b2f-48cc-9edd-0cd7590c1efbCi sono regali che a Natale non si impacchettano. Senza fiocchi. Doni che spesso è bello ricevere ma anche anche fare o farsi. Ogni tanto bisogna farselo un regalo. Soprattutto dopo un periodo scuro, dopo un lungo infortunio, dopo più di un anno di stop forzato che autorizza più dubbi che certezze. Daniel Fontana, il capitano della Dds di Settimo Milanese,  a 39 anni, dopo due olimpiadi, dopo un argento mondiale,  dopo un ironman vinto, dopo tante medaglie e qualche delusione  pochi giorni fa è tornato a correre e a vincere a La Adela in Argentina. Una gara breve e  e organizzata dalla Fundacion Integracion Y Deporte con 200 atleti al via. Una gara alla buona, come si organizzano le gare di triathlon nel Sud del Mondo, senza lustrini e grandi sponsor. Ma serviva proprio una sfida così per ricominciare. Serviva ricominciare dalla sua terra per riavvolgere un nastro che è un pezzo di storia del triathlon azzurro, per mettersi alle spalle e una pietra sopra ad un periodo di sfortune,  a una lunga teoria di intoppi, a due interventi chirurgici a un tendine che ora sembra tornato a fare ciò che deve fare.  A volte la”sfiga” bisogna avere il coraggio di guardarla in faccia, di prenderla di petto. Solo così si trovano le forze per passare un guado da dove non tutti riescono a venir fuori. Fontana in questo 2015 non ha mai corso ma non ha smesso un attimo di pensare che era quello era solo un momento, che sarebbe passato e che sarebbe tornato. Ed ora  è tornato a correre sulle strade dove aveva cominciato tanti anni fa e lì tra, pochi giorni, riprenderà a far sul serio. Da Pucon che in molti non sanno neppure dov’è.  America Latina, Cile, una lunga lingua di terra percorsa tra mille peripezie dalla Carretera Austral, la spina dorsale del Sudamerica, la strada che il  generale Pinochet costruiva e i cileni distruggevano che arriva fin laggiù dalle sue parti in quella Patagonia che è davvero il Sud del Mondo. Un mezzo Ironman che non vincerà, ma non è questo il punto. Un mezzo Ironman che è un segno, che è la rabbia di chi ha ancora qualcosa da dimostrare. Che è il nuovo capitolo di una romanzo che non è ancora finito…

 

Di nuovo una gara, di nuovo una vittoria e nella sua terra…Che sapore ha?
“Ci voleva… Sono arrivato una settimana fa per la vacanze di Natale. Avevo in mente di correre una gara di importanza minore sulla distanza olimpica  e così sono andato a La Adela, un posto sperduto in mezzo alla Patagonia Argentina. Mi sembrava il posto ideale per ricominciare…
Tutto facile?
Non proprio. La frazione di nuoto era nel “Rio Colorado” con tanta corrente, bisognava prendere il centro del fiume e poi tagliare giusto calcolando distanza e velocità per non andare oltre. Nel tratto in bici il problema era il vento con raffiche fortissime che soprattutto nella discesa con le ruote a profilo alto rischiavano di farti cadere. E nella corsa ho sofferto il caldo e una salita da ripetere tre volte.
In Argentina ha cominciato e dall’Argentina si riparte, che differenza c’è?
La differenza è che qui le organizzazioni  sono molto amatoriali, non c’è fiscalizzazione, non c’erano giudici, non ho visto  neanche un ristoro e c’erano 35 gradi, un paio di ambulanze e via. La partenza è stata data in ritardo di un’ ora, la gente arrivava e si iscriveva ma nessuno si è lamentato. Ma alla fine io sono nato qua, e cresciuto facendo queste gare.
Si ricomincia dall’Argentina per scaramanzia?
No. Solo per una questione di tempistica, sono appena passati 4 mesi dall’ operazione al tendine, avevo bisogno di sentire l’adrenalina dell’ agonismo, il confronto con gli altri e con me stesso e, anche quando non si tratta di gare di prim’ordine, questa sensazione ce l’hai solo in corsa. Tutto è diverso. Sono andato forte, sono partito veloce e deciso, ho spinto fino a dove il dolore alle gambe e il fiato mi facevano stare molto male, ma ero consapevole che quello era il mio posto, quello che sognavo ogni giorno della convalescenza.
Cosa sarà il 2016 di Daniel Fontana?
Sarà il mezzo ironman di  Pucon, un 70.3 in Cile ai primi di gennaio. Arriverò fuori forma e prenderò mazzate, ma voglio dar un segnale al mio corpo e alla mia testa. Sarà un anno di fatiche enormi, ma prima o poi arriverà la possibilità di fare bene e non me la lascerò scappare…
Un anno e più di stop per un infortunio al tendine, qual è stato il momento più duro?
Quando mia hanno detto che dovevo fermarmi 12 settimane. Non mi era mai successo. Avevo un buco nel tendine ma ne avevo un altro più grande nell’anima.
Hai mai pensato di smettere?
No mai, So che è una possibilità alla mia età. Ma ho sempre pensato che non fosse ancora arrivato il momento.
C’è qualcuno che devi ringraziare, che ti ha aiutato nei momenti più difficili quando tutto sembrava perso?
Ci sono state molte persone che ho sentito vicine, Ma devo ringraziare Micol, la mia compagna, che mi ha sostenuto e mi ha aiutato tantissimo in questo periodo. Per un atleta professionista ci sono momenti bui e pesanti e avere qualcuno a fianco che li capisca è fondamentale. Anche lei tra l’altro anni fa è stata operata a un tendine.
In un lungo periodo di stop, quando non ci sono gare all’orizzonte, dove si trovano le motivazioni per allenarsi?
Nel gruppo, la forza del gruppo è fondamentale. I giovani, l’entusiasmo dei ragazzini, il piacere di fare le cose che piacciono e la consapevolezza di star facendo le cose giuste. In questo senso il team Dds per me è stato fondamentale. Tra amatori, elite e giovani è davvero una grande famiglia.
Con le tue vittorie e con due olimpiadi alle spalle sei ancora un punto di riferimento del triathlon azzurro. Però c’è una schiera di giovani e non solo pronta a dar battaglia. Come lo vedi il triathlon azzurro e come vedi gli azzurri a Rio?
Sono sicuro che possono fare moto bene. Alessandro Fabian è già arrivato 10mo a Londra e Rio è più adatto alle sue caratteristiche. Poi ci sono Alice ​Betto che ha il tempo di riprendersi e Annamaria ​Mazzetti che deve solo trovare la giornata giusta per stare davanti. Ho gareggiato tanto a Rio, è una città è una gara meravigliosa, vorrei poter essere lì a fare il tifo per loro.
Se Daniel Fontana gareggiase alle olimpiadi di Rio di chi avrebbe timore?
Alle olimpiadi ci sono sempre delle sorprese e anche quando non si parte tra i favoriti bisogna crederci e fino in fondo per provare a fare il colpo.
Quando tornerà a gareggiare in Italia?
La mia stagione dopo Pucon riparte dall’Italia. Sarò al via sicuramente  nelle prime ​gare di Eco Race, la società con cui collaboro  da tre anni e nella quale credo.
A Natale quindi allenamenti e dieta. Si ricomincia a fare sul serio?
A Natale sarò in un posto sperduto in mezzo alle Ande con i miei familiari più stretti  quuindi ne approfitto per fare un po’ di “raccoglimento spirituale”….Allenamenti e dieta? Non credo ci sarà in tavola “el asado” e a quello non si rinuncia…