gioMilano al centro. Che c’è anche se non c’è. Che fa parte della storia, di una storia, di un film o di un romanzo. Milano città di nonni e genitori, città adottiva, quintessenza di una metropoli unica, contraddittoria e migliorabile. Milano dove si corre, perché qui si usa così, ma dove si corre perché la corsa è anche un’altra cosa, un’altra vita, un altro sport. Parli con Giovanni Storti e Franz Rossi al tavolino di un bar del centro cercando un po’ di quiete tra la frenesia dell’happy hour e queste immagini scorrono veloci come in un film. Il trio adesso è un coppia. Coppia di amici. Coppia di corridori uniti dalla passione per la montagna. Coppia di scrittori alla seconda fatica. Giovanni di «Aldo, Giovanni e Giacomo» è sempre il «Giova», con la sua città cucita addosso, con l’ironia dei suoi personaggi e con la voglia di scappare che ogni tanto prende anche chi è nato e cresciuto a Porta Romana. Franz Rossi invece è un figlio adottivo, girovago, nato a Venezia e cresciuto a Trieste, che si è innamorato di Milano lentamente e ora non potrebbe vivere da nessun’altra parte. Dopo le 50mila copie vendute di «Corro perché mia mamma mi picchia…» «Giova & Franz» hanno scritto «Una seducente sospensione del buonsenso» (Mondadori), un viaggio alla scoperta di ciò che si deve lasciare, un punto di arrivo che a volte è solo il punto da cui si deve ricominciare. «L’idea di metterci insieme per scrivere è nata per caso, come spesso capitano tutte le cose – racconta Giovanni -. Ci ha messo in contatto un amico comune che aveva appena pubblicato un libro sulla corsa ed è scoccata la scintilla. Abbiamo cominciato a correre in montagna poi è stato proprio Franz, che è iscritto ai Road Runner di Milano davanti casa mia, che mi ha convinto a correre in città. Prima alla Montagnetta di San Siro e poi al Parco Sempione. E quando si corre spesso si chiacchiera, ci si raccontano cose, vengono idee e nascono progetti…». E così anche questa volta: «Sì, esatto – racconta Franz -. Il nostro primo libro tre anni fa è nato proprio da questa passione comune. Volevamo raccontare le emozioni che si provano correndo sulle montagne, facendo un trail sulla neve ma non in modo tecnico. È stato il racconto scanzonato delle nostre corse, dei nostri viaggi. Di cosa significa per noi correre che non è tanto prestazione o velocità ma un modo di stare insieme e di condividere una passione». Passione condivisa e premiata dai lettori e dalla critica con un premio Bancarella finito in bacheca. Ed ora si riparte. «Sì ma ci siamo montati la testa e questa volta abbiamo voluto scrivere un romanzo – spiega Giovanni – la storia di un uomo di 50 anni in crisi con la vita, come capita spesso a quell’età, che decide di partire e di prendersi un anno sabbatico con la scusa di dover consegnare un pacchetto misterioso trovato nell’appartamento di un mago suo vicino di casa appena deceduto». Un viaggio verso le montagne della val d’Aosta, il  “buen retiro” preferito dai due autori, che proprio su quelle montagne scappano appena possono. Un viaggio con incontri e colpi di scena fatto in compagnia di un cane: «Che non è il “Ringhio” di  “Tre Uomini e una Gamba” che sbavava e respirava rumorosamente tant’è che fu anche difficile girarle quelle scene – scherza Giovanni – il cane protagonista questa volta è l’altro punto di vista per leggere la storia. L’uomo è la ragione, il cane l’istinto e la pancia. O forse viceversa…». Un’avventura, un muoversi lento in treno, in bici, camminando che è anche un po’ la fuga reale da una Milano cambiata in questi anni: «No, più o meno Milano è sempre la stessa – racconta Giovanni -. Forse più moderna e organizzata e forse più inquinata. Però la sensazione è che ci si possa abituare a tutto. Anche allo smog. Anni fa quando si parlava di polveri sopra le soglie di allarme i milanesi mi sembravano preoccupati davvero, oggi sembra quasi non ci facciano più caso…». Nella sospensione del Buon senso Milano però non c’è: «No non è citata – spiega Franz – ma in realtà c’è eccome. Ci sono i modi di dire, c’è la filosofia di questa città, ci sono gli atteggiamenti delle persone…». C’è il punto di partenza, forse d’arrivo ma soprattutto la storia. E allora la coppia torna ad essere un trio: «Quest’anno niente film – spiega Giovanni -. Niente perché con Aldo e Giacomo il prossimo anno saranno 25 di carriera e abbiamo pensato di farlo in quell’occasione con un nuovo spettacolo teatrale. Però per questo Natale anche Giacomino ha scritto un libro e lo sta promuovendo. Come? Va in giro a dire di non leggere il mio…»