omskIl via dopodomani. Come sempre, dal 1991. E non ci sono più scuse. Perché un migliaio di maratoneti tagliano il traguardo di una “mezza” a 35 gradi sottozero significa che tutto si può fare.  Quasi tutto. Però vuoi mettere raccontare  di essere stato uno di quelli che  hanno finito la “Corsa del ghiaccio”? Succederà  tra 48 ore a Omsk,  grande città industriale russa della Siberia sudoccidentale  famosa per le enormi  raffinerie di gas e petrolio a 2.500 km a est di Mosca quasi al confine con il Kazhakistan. Qui,  secondo il rito della religione russo-ortodossa che ha conservato per le festività il calendario giuliano, giovedì sarà Natale. C’è chi festeggerà ma c’è anche chi salterà il pranzo per correre la mezza maratona più fredda del mondo che non è una maratona per ovvi motivi di sicurezza. Sei giri della città,  con -30 gradi alla partenza o giù di lì perchè quando fa caldo si sale a -15 ma quando fa freddo si arriva anche a -40.  Al via non pochi temerari provenienti dalle regioni della Federazione russa ma anche da latri parti del mondo, Italia compresa.  Difficile per chi non corre immaginare come possa essere e come ci si possa proteggere dal freddo. Difficile immaginare come ci si debba vestire, come si riesca a respirare, come saranno i ristori e quale sarà la sensazione sotto la doccia una volta finita. Tanto per far capire a chi ci prova cosa troverà, gli organizzatori mettono subito le cose in chiaro: “Per correre qui e arrivare fino in fondo-consigliano-  è bene inspirare con il naso e solo espirare con la bocca, oltre che coprirsi il più possibile con maglie tecniche e termiche, utilizzando passamontagna e pomate protettive”.  Però uno guarda le foto dei maratoneti all’arrivo e capisce che è tutta teoria. Poi bisogna correre…