belPremesso che è una porcheria, ma chissà perchè un motorino nella canna della bici o nel profilo di una ruota fa più rumore che mille altre diavolerie negli altri sport?  Doping tecnologico, comunque doping, doping come le altre volte. Ma se succede nel ciclismo allora è doping con la “d”maiuscola.  Quello vero. E vale doppio.  Si fanno titoloni sui giornali, si discute , si dibatte, ci si strappa le vesti  come se il ciclismo fosse l’ultimo girone infernale di un mondo, quello sportivo, popolato di verginelle. E gli altri? Sì certo, c’è doping anche negli altri sport ma vuoi mettere il ciclismo? C’è doping anche nella marcia ma poi lì, per fortuna, ci sono allenatori che denunciano i dopati e poi si mettono ad allenarli facendoli diventare degli eroi da portare nelle scuole come le madonne pellegrine. C’è doping anche nelll’atletica ma riguarda solo la federazione russa, il solito caso politico magari con qualche ombra su spie e Kgb , e poi pazienza se il vice presidente della Iaaf , che è in quel mondo da sempre ma non si è accorto di nulla, prende il post del presidente che finisce mani e piedi nell’inchiesta. C’è doping anche nel  calcio certo. Ma sono casi isolati, gente che fa tutto da sè,  più per sfizio personale che per un progetto di frode. Non come quel demonio di Lance Armstrong, il male di tutti i mali, l’uomo che ha ucciso lo sport, peccato però che se ne siano accorti tutti quando non faceva più comodo. E pazienza poi poi se intere squadre di calcio  si ammalano di sla, ma sono solo coincidenze. C’è doping anche nell’ipica ma lì gli uomini non c’entrano perchè si dopano i cavalli. C’è doping nel nuoto,  nel triathlon, nella maratona, nei pesi, nello sci di fondo forse anche nei tornei di poker ma vuoi mettere il ciclismo? Quello è uno sport malato, marcio anche se poi decine di migliaia di appassionati si assiepano sui tornati dello Stelvio o del Mount Ventoux fregandosene di tanti luoghi comuni.  E’ piena la storia dello sport di imbrogli. Oltre al doping, il grande male che inquina tutto, oltre alla corruzione e alle combine c’è sempre stata e sempre più si sta affinando anche la frode tecnologica, il trucco tecnico per aiutarsi o danneggiare l’avversario. Dagli allenamenti delle squadre spiati, ai campi di calcio allagati per penalizzare le squadre più tecniche, dalla Formula Uno che con  le sue regole è una continua rincorsa tra scuderie e controllori allo short track  dove Simon Cho, medaglia di bronzo a Vancouver 2010 e campione del mondo 2011,  venne squalificato per due anni per aver sabotato i pattini di un avversario durante la rassegna iridata del 2011. Ma anche il pattinaggio ha i suoi scheletri nell’armadio. Fece storia nel ’94 la rivalità tra Nancy Kerrigan e Tonya Harding che sfociò nell’aggressione  con una sprangata sul ginocchio  che la stella del pattinaggio subì ad opera dell’ex marito della Harding. Questi disse di aver agito per toglierle di mezzo una rivale pericolosa per i Giochi di Lillehammer. Dal  baseball con battitore dei Chicago Cubs Sammy Sosa che usava una mazza truccata, resa più leggera con un pezzo di sughero, al pentathleta sovietico Boris Onyshenko, sorpreso alle Olimpiadi di Montreal del 1976 con un pulsantino sull’impugnatura grazie al quale faceva scattare il segnale della stoccata anche quando non toccava il suo avversario.  C’è chi racconta anche  che alle Olimpiadi di Mosca 1980 gli inservienti nel momento del lancio dei giavellottisti di casa spalancassero le porte dello stadio per creare una corrente che potesse aiutare il lancio degli atleti russi. E si può continuare. Nella vela, anni fa, l’equipaggio di  “Mascalzone latino” denunciò la presenza di un elicottero-spia durante i test dell’ imbarcazione  e nello sci, ai tempi dei gemelli statunitensi Steve e Phil Mahre, si dice succedesse spesso che il più in forma dei due gareggiasse anche in nome e per conto del fratello.  Insomma “scagli la prima pietra” chi è senza peccato, faccia un passo avanti chi non ha nulla da nascondere.  Doping, trucchi e porcherie valgono per tutti, ma per il ciclismo un po’ di più. Non si capisce perchè ma va così. Ed è un peccato soprattutto guardando foto e immagini del mondiale di ciclocross appena conclusi in Belgio. Foto di atleti affaticati, infangati, sfiniti, eroici, felici e fuori dal tempo  che non finiscono sulle prime pagine dei giornali ma nonostante tutto si fanno un mazzo così per una medaglia di cui non frega niente a nessuno. Loro ci credono e fanno bene anche se poi su dieci, cento, mille c’è ne una che fa la furba e allora arriva il conto per tutti. Funziona così: “é il cliclismo baby…”