Sicuramente c’è sempre un buon motivo per correre. E ognuno ha il suo, che ovviamente è ottimo. Ma poi ce ne sono altri che sono ottimi a prescindere. Come quello che porterà (si spera) molti maratoneti a correre la prossima Milano-Marathon per il Banco Alimentare. Si chiama “Corri come mangi” ed è l’iniziativa messa in campo  in occasione della 42 chilometri milanese che si correrà il 3 aprile e che trasformerà ogni chilometro percorso in tre chili e mezzo di cibo da destinare a buona causa. Giunta alla sua terza edizione, è un’occasione per poter raccogliere fondi per sostenere per i bambini che in Italia vivono in stato di povertà. Secondo la fondazione infatti, nel Bel Paese della cucina mediterranea 1 milione di minori non si nutre adeguatamente a causa della precaria condizione economica del nucleo familiare, andando a scuola al mattino o a letto la sera con la pancia vuota. Per dare una mano si può quindi decdiere di correre la maratona per il Banco Alimentare , iscrivendosi come singoli versando una quota di 50 euro a testa o 200 euro come squadra. Ma si può anche partecipare alla  maratona con la propria azienda, diventando “ambasciatore” del Banco. Attraverso il progetto “corri come mangi” i fondi raccolti saranno utilizzati da Banco Alimentare per sostenere l’attività di recupero di alimenti per l’infanzia e la loro ridistribuzione alle strutture caritative che offrono sostegno in particolare a famiglie con minori. Un’attività che la fondazione fa ormai da sempre raccogliendo alimenti ancora buoni che vengono così salvati e non buttati via e redistribuiti gratuitamente presso gli enti caritativi che e le mese dei bisognosi.  E non è il solo vantaggio. Donando le eccedenze infatti molte aziende, se da un lato contengono i propri costi di stoccaggio e di smaltimento, dall’altro offrono un contributo in alimenti che ormai supera le centinaia di milioni di euro di valore commerciale. Un impegno, anche educativo, che in una civiltà dove ormai lo spreco e normale e tollerato è anche un po una lezione .  “Corri come mangi” va in questa direzione qui che, non serve neanche dirlo, è quella giusta.