cigaE fanno settantaquattro. Massimo Cigana torna nella terra di Montalbano e fissa il  74mo sigillo della sua seconda vita agonistica  scrivendo un’altra pagina importante in una storia che sembra un po’ un romanzo “travagliato”  nello stile di Camilleri.  Ma con la Sicilia Cigana c’entra poco, se non fosse che a Trapani, dove ieri si correva il “Trapaniman” un half triathlon dove il sole ti abbrustolisce la pelle più che altrove perchè risplende sulle saline,  era il  sovrano in carica e voleva riconfermarsi al trono. Lui infatti è di Carpenedo, dalle parti di Mestre,  più avvezzo alla Laguna e ai venti che soffiano dalle sue parti che al caldo scirocco siciliano. Ma tant’è. Il campione della “Eroi del Piave ” di Pavanello  voleva vincere e ha vinto anche se non è stato facile: “Ho difeso il titolo al “Trapaniman”  in un gara impegnativa per  un vento fortissimo che ci ha torturato per tutta la gara- racconta-. Tanta fatica ma resta la soddisfazione di aver portato a casa un’altra bella vittoria”. Ed è un onore per tutti. Perchè anche quest’anno la manifestazione organizzata da Zona Cambio di Pietro Rallo ha avuto l’onore di avere il re che si merita. Bella storia quella di Massimo Cigana che tanti ricordano qualche anno fa nella Mercatone Uno in  squadra con Marco Pantani. “Gregario”, una parola che ne contiene tante altre, soprattutto aggettivi che quando si racconta il ciclismo si usano spesso: tenace, altruista, generoso, fedele…Perchè nel ciclismo funziona così.  E così sono i racconti, l’epica, le storie.  Ma la storia ciclistica di Cigana finisce nel 2003 con il Giro di Lombardia. L’ultimo. Poi ne comincia un’altra che ormai è quella di oggi, quella di un triatleta tra i più forti che se la gioca sempre e spesso vince. Un racconto che comincia per caso, perchè quasi sempre capita così: “Si è vero ho iniziato a pensare al triathlon perchè più o meno quindici anni fa- racconta- mi sono trovato in una piscina dove dovevo fare riabilitazione dopo una caduta ed alcune fratture parecchio serie. Settanta giorni a letto che mi avevano completamente divorato i muscoli.  E mentre facevo ginnastica in acqua ho conosciuto alcuni triatleti…”. Forse una scintilla, forse era destino sta di fatto che da zero Cigana riparte. Ricomincia con una serie di sprint e  di olimpici e ricomincia anche a vincere.  Poi allunga l’orizzonte e nel 2008 a St. Polten è il primo italiano a finire a braccia alzate un mezzo Ironman.  Un assolo sulle note dei Pink Floyd o degli U2 o di Vasco  cui ne seguiranno altri. “Le vittorie sono arrivate- ricorda Cigana – ma quella a cui sono più affezionato è quella del 2009  nel triathlon lungo dell’Alpe d’Huez. Una gara durissima con tre passi ma vincere su quella salita per uno che ha corso in bici ha un sapore diverso, difficile da raccontare…”. Ciclismo e triathlon, triathlon e ciclismo. Spesso la differenza la fa in bici, impara a correre ma nel nuoto un po’ soffre. Come un paio di settimane fa in Sardegna, nell’Half di Chia Laguna dove il mare gli ha fatto perdere qualcosa e il rientro sullo sloveno Matic Modic è sfumato di poco. ” Rispetto a quando correvo in bici vado un decimo- ammette il campione mestrino-  Perchè qui bisogna anche nuotare e correre e perchè  in bici mi alleno meno. Rispetto alle corse in bici in triathlon è meno duro. Una tappa del Giro o un classica le corri quasi sempre fuori soglia, un ironman o un mezzo si gioca più su potenza e resistenza”. E di full distance Cigana se ne intende.  Ne ha corsi parecchi e cinque anni fa a Kona è stato lui a difendere i colori azzurri in quello che è a tutti gli effetti il mondiale sulla distanza: “Purtroppo non ci sono arrivato come bene- ricorda- Ero reduce da un infortunio ma ho deciso di farlo ugualmente e ho finito trentesimo assoluto”.  Tornerà forse a metterlo nel mirino. Quest’anno intanto, dopo Chia e Trapani, punterà su Copenhagen dove l’8 maggio si corre il Powerman, campionato di duathlon lungo e a luglio su Poznan in Polonia per gli Europei sulla distanza completa: <In mezzo correrò il 5 giugno la prima edizione del Challenge Venice– annuncia Cigana– Perchè mi piace l’idea di nuotare a Venezia e perchè quelle strade le conosco come le mie tasche. So dove sono anche le crepe dell’asfalto. Una gara facile? Può essere ma io consiglio a tutti di fare molta attenzione al vento e non è detto che un percorso completamente piatto alla fine sia più semplice.” Parola di ciclista. Ma ormai è parola di triatleta…

foto: Marco Bardella

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