Vincenzo Nibali campione moderno? Per molti è una critica, per altri no perchè i tempi e lo sport cambiano e non si vive di nostalgia. Però fa discutere la sua resa  sulla prima salita del Tour.  Tutto finito ancor prima di cominciare, che lascia un po’ d’amaro in bocca perchè dai campioni ci si aspetta sempre qualcosa in più. Ora Nibali vincerà un tappa. Magari anche due. Perchè quando uno è fuori classifica a volte lo lasciano andare. Ma non è detto. Vincenzo Nibali è Vincenzo Nibali e se uno come lui prova ad andarsene in una tappa del Tour De France non passa inosservato. Però ormai il vincitore dell’ultimo Giro ma anche del Tour, ma anche della Vuelta e tra i più seri candidati a giocarsi la medaglia olimpica non corre per la maglia gialla quindi…Quindi ci potrà provare. Però considerando tutto ciò che si può considerare e cioè che nel ciclismo di oggi correre per vincere Giro e Tour è quasi impossibile, che il business è il business e quindi anche uno come Nibali deve fare ciò che la sua squadra gli chiede, che Fabio Aru se la può giocare sul serio, che ci sono tattiche e ordini superiori,  fa un po’ specie vedere un campione che smuove i cuori dei tifosi italiani staccare la spina alla prima salita. Come dire, si sapeva che Nibali al Tour non era vento col coltello tra i denti ma la speranza di vederlo là davanti a giocarsela l’avevano in molti. Anche gli addetti ai lavori. “Nibail e Aru?- aveva pronosticato Francesco Moser al Vigorelli la settimana scorsa- Vincenzo correrà per aiutare Fabio ma poi se si trova davanti non è che lo fa passare…”. Ma quello dello “sceriffo”, che sulla rivalità con Saronni ci ha costruito una carriera,  è forse un ciclismo che non c’è più. E allora per non correre neppure il rischio di trovarsi là davanti, Nibali ha pensato bene di chiamarsi fuori subito.  Ci si deve un po’ rassegnare a queste logiche. Una corsa l’anno e nulla più. Un Giro e una classica, un Tour e un’olimpiade, oppure puntare tutto sulle classiche del Nord. C’erano una volta i corridori che facevano classifica al Giro e al Tour, oggi ci si gioca tutto o quasi su una sfida sola: one shot.  Col rischio che se poi va male si resta con un pugno di mosche. Così ci sono i velocisti che vengono al Giro e alle prime salite fanno la valigia e tornano a casa, ci sono i campioni che fanno il Tour, quelli che fanno il Giro quelli che in agenda mettono la Vuelta. Nostalgia a parte potrebbe essere anche una buona notizia: “Avrei voluto davvero stare con Aru e gli altri- ha detto Nibali ieri dopo essersi staccato- ma non avevo le gambe…Non era la mia giornata e non ho rimpianti…”. E il ciclismo moderno, magari meno epico e meno romantico,  ma forse ( si spera) senza trucco e senza inganno,  dove anche i più grandi ormai fanno  conti con i limiti della fatica.  Va così. In attesa di qualcuno che smentisca tutti. E la storia è lì che aspetta.