Finiti i Giochi si fanno i bilanci. E i bilanci trascinano polemiche. Una che va sempre di moda è che da noi, in Italia, si fa poco sport  e vinciamo poco ( che poi non è vero) perchè non ci sono strutture. Che non è del tutto vero. Al sud forse meno, ma al Nord le strutture ci sono. Non saremo la Norvegia o la Svezia ma se uno vuol fare sport un posto lo trova. A Milano, che molti diranno che non fa testo, gli impianti dove far sport sono parecchi. Il problema è che ci vanno in pochi e soprattutto che pochi ci portano i figli. Per tanti motivi. Perchè magari molte famiglie lo sport non ce l’hanno nel dna, perchè magari lavorano e non hanno tempo, ultimo ma non meno importante, perchè non se lo possono permettere. Oggi fare sport costa. Costa nuotare, costa far triathlon, costa fare atletica, ciclismo, calcio. Costa tutto. Si paga per iscriversi a uno società, per fare le gare, per vestirsi, per le scarpe, per una bici e per tutto ciò che serve. Si pagano i certificati medici.  Così se un figlio diventa una spesa, due o tre in certi casi sono un lusso. Ecco, più che dire che dai noi si fa poco sport perchè mancano le strutture,  forse si deve cominciare a spiegare che da noi si fa poco sport perchè lo sport è un lusso che non tutti si possono permettere. E le Federazioni fanno poco o nulla per abbattere costi e burocrazia. Una volta, tanti anni fa, per giocare a calcio, per correre, per divertirsi si scendeva nel cortile dei garage e ci si ritrovava con gli amici per sfinirsi di fatica finchè non faceva buio o finchè non ci si sbucciavano le ginocchia e si tornava a casa in lacrime. Oggi, già a sette anni, per farsi una partitella bisogna essere tesserati per la squadretta del paese, avere il tesserino, presentarsi al campo dalle 17 alle 19 perchè poi tocca agli allievi, vestirsi con la tuta della squadra e mettersi  agli ordini del mister che piazza i birilli in campo e ti rintrona con gli schemi. E la partita? E il gioco? E il divertimento di sfidarsi tra bande che magari finisce anche che si litiga? Zero. Finito. Oggi, già a sette anni, i bambini vivono lo sport come un dovere. Come i compiti, come l’apparecchio per raddrizzare i denti, come un peso, necessario però per smaltire qualche fetta di troppo di pane e Nutella.  L’avviamento allo sport così non avvia a un bel niente. Si dovrebbe invece cominciare farli giocare i bimbi, poi quando ogni piccolo atleta più o meno ha capito che strada vorrà percorrere si deve cominciare a fare sul serio. Con schemi e cronometro e magari qualche ripetuta…