Forse è così, per carità, però il dubbio resta. Scrive oggi il Corriere della Sera  in una di quella pagine destinate ad alimentare  le discussioni estive sotto gli ombrelloni dove qualcuno (sempre meno)  ancora legge i quotidiani,  che i genitori troppo agonisti generano i figli bulli:” Grandi aspettative, richiesta di successi sportivi e scolastici, ecco come e quando l’agonismo di mamme e papà creano inadeguatezza e quindi aggressività…”. Gli psicologi puntano il dito, tanto i  genitori hanno le spalle larghe. Così se il bullismo nelle famiglie patriarcali era l’esito di un’educazione autoritaria e punitiva oggi, nell’era dell’agonismo dove i ragazzi sono sottoposti a una pressione fortissima da parte dei genitori che pretendono che siano i primi nello sport, a scuola, ovunque, il bullismo è figlio dell’inadeguatezza che si crea quando non si sentono pronti alle sfide. Come si fa si sbaglia quindi e l’alibi eè bello e pronto. Così oggi ci ritroviamo con i figli bulli perchè siamo iperprotettivi, troppo amorevoli e troppo accudenti. Può essere ma l’agonismo che c’entra?  C’è un sano agonismo che serve,  se non si esagera. Che aiuta a crescere perchè non sempre si vince e le sconfitte aiutano. Perchè insegna che ci si deve battere se si vuole conquistare qualcosa, lealmente ma ci si deve battere perchè nessuno regala nulla. Serve perchè è il sale di una gara, di uno sport, di una sfida che altrimenti non avrebbe senso perchè partecipare è divertente ma gareggiare ha tutto un altro sapore.  Perchè a 15, 16 ma anche a trent’anni  il gusto di una  sfida è tutto lì, poi ci si dà una calmata ma non sempre e non è detto che sia meglio o peggio perchè è l’agonismo che aiuta a restare vivi. L’agonismo è passione, la stessa che serve per innamorarsi di uno sport e per continuare ad amarlo, perchè se non c’è una gara, una sfida non è semplice continuare ad allenarsi, far sacrifici, magari anche rinunciare a tante cose che gli altri fanno. E in genere sono quelle più divertenti. Però  ora si scopre che troppo agonismo fa crescere i figlioli fragili, insicuri e privi degli anticorpi contro le inevitabili frustrazioni della vita…Troppa teoria. Ho visto ragazzini nuotare, pedalare, correre  fino a sfinirsi per mettere dietro un avversario o un compagno di squadra, li ho visti disperarsi al traguardo per un podio sfumato,  per una gara sbagliata. Poi passa. Poi ridono, scherzano e si abbracciano. Poi, se genitori e psicologi stanno alla larga, crescono. Altro che bulli…