31srt01f1_mediagallery-pageIncroci per caso un post di Stefano Baldini e ti accorgi che sono già passati dodici anni. Sembra ieri, vola il tempo. Sembra ieri, stesso sole caldo caldissimo come quello torrido di Atene, con le docce in strada per passarci sotto a cercare un po’ di sollievo. Stesso sole alto che obbligava tutti, quasi tutti, a correre con gli occhiali. Stesso tramonto all’orizzonte che poi diventò dolcissimo. Oggi è un lunedì, dodici anni fa una domenica. Una giornata di lavoro come capita nelle redazioni dei quotifdiani. L’ l’ultima a seguire i Giochi che la maratona chiudeva. Come sempre. Mentre Baldini entrava nel Panatinaikò ero praticamente in piedi su una scrivania della redazione con un altro paio di colleghi. E chi se la scorda più quella maratona?  Quando l’Italia vinse il mondiale con la banda  Bearzot fu Nando Martellini dal Bernabeu a incorniciare la storia ripetendo per tre volte quel “Campioni del mondo” che segnò la gioventù di molti. Poi toccò a Marco Civoli  raccontare un altro trionfo mondiale: “Il cielo è azzurro sopra Berlino…” Quella domenica  29 agosto di dodici anni fa fu invece Franco Bragagna fermare un pezzo di leggenda sportiva azzurra con quel “bravo, bravo, bravo” che ancora oggi fa venire la pelle d’oca. Stefano Baldini e la maratona perfetta. Perchè  un maratoneta nulla può chiedere di più alla sua vita se non vincere la maratona olimpica ad Atene. Dodici e sembra ieri, l’emozione è ancora viva per un Dio di Maratona, come lò chiamò la Gazzetta, che ha segnato con quella corsa il destino sportivo di un Paese. La sua medaglia è in una cassetta di sicurezza in banca. E là resta. Stefano Baldini è invece un uomo che vive del presente. Che non si è fermato ad Atene ma ha saputo guardare avanti e  pensare più a ciò che c’era da fare che non a ciò che aveva fatto. Commenti in tv, Sky, un nuovo libro, la trasmissione di Radio deejay con Linuse Cassani ma soprattutto la nazionale. E’ il direttore tecnico della settore giovanile della Fidal e si occupa di tutto dalla preparazione, alla gestione degli eventi e del budget.  Un ruolo di primissimo piano affidato a chi da atleta ha avuto un ruolo di primissimo piano. Che tradotto significa che i giovani dell’atletica azzurra sono in ottime mani. Lo intervisti, lo senti parlare e ti accorgi  che Atene c’è, c’è sempre  però è lontana. E’ cosa fatta. Ti accorgi che sta pensando in avanti, ha già passato il chilometro trentacinque e si avvia verso nuovi traguardi. Il maratoneta che ha fatto innamorare gli italiani della maratona ora è il pefetto manager di se stesso. Essenziale, lucido, preciso, determinato proprio come quando correva. Proprio come quando affiancò Vanderlei Lima da Silva dopo il sottopasso a 5 chilometri dall’arrivo. E allora Atene torna.  Torna il sogno. Torna la pelle d’oca per un’emozione ” che non si immaginava di raccontare” e invece è diventata un pezzo di storia. Della storia di molti di noi.