Il baciamano con cui oggi il presidente del Coni Giovanni Malagò ha salutato il sindaco di Roma Virginia Raggi fa parte del teatrino di questa candidatura olimpica. E’ tutto un teatrino. Chissà se con il no del Comune di Roma per i Giochi 2024 il Paese perde un’occasione o fa un affare?. Secondo me, per quel poco che conta,  perde un’occasione ma non è un fatto di numeri, di business e posti di lavoro . L’occasione è quella che il Movimento 5 stelle forse non ha colto. I Grillini non volevano (giustamente) mettere in mano l’organizzazione di un evento a Montezemolo & Company perchè da 25 anni lo sport italiano ( e non solo) non è stato capace di presentare un manager diverso, perchè timorosi di clientele, di appalti dati ad amici e ad amici degli amici, di buchi, disastri e via come sempre? Allora dovevano accettare la sfida, dettare le loro condizioni e far vedere che l’aria è davvero cambiata e che, anche in Italia, anche a Roma, si sarebbe potuto organizzare un grande evento facendo quadrare i conti e nella più completa trasparenza. E invece no. La Raggi, come aveva tra l’altro annunciato nella sua campagna elettorale, ha detto no ed è stata di parola. E andare in trattoria mentre il presidente del Coni la aspettava a colloquio al Campidoglio faceva parte di un piano. Uno sgarbo istituzionale,  una vigliaccata politica, un bell’esempio di maleducazione che però è servita al sindaco per recuperare consenso nella base grillina che fa delle sceneggiate anti casta un punto d’orgoglio.  Ma fa parte di un piano anche la richiesta di un danno erariale da parte di Malagò. Cosa si contesta? La scelta legittima di un amministrazione di dire no ad un evento che non ritiene in linea con la sua politica cittadina? Perchè la stessa minaccia non è stata fatta all’allora presidente del consiglio Mario Monti quando affossò la candidatura 2020?  Si chiude il  sipario del teatrino che ha messo in scena Roma 2024. Il sindaco di Roma strappa l’applauso di chi l’ha votata, il presidente de Coni quello di chi ha capito che è un tipo che non molla. Ma forse, purtroppo, siamo solo all’intervallo.