idro«Ora è tutto da rifare…». Sembra Gino Bartali il sindaco di Milano Giuseppe Sala che pedala spedito verso il quinto mese del suo mandato. Però in campagna elettorale ci aveva raccontato una città diversa, ci aveva parlato di un’eredita meravigliosa che il suo collega Giuliano Pisapia gli aveva lasciato chiavi in mano e che lui avrebbe continuato a far crescere nel solco di una continuità che doveva essere il valore aggiunto della nuova politica del fare. E infatti, con una leggera rimescolata ha poi confermato anche molti degli assessori della giunta che l’ha preceduto perchè come facevano i pretori nell’antica Roma avevan dato «buona prova». E poi lamentarsi non è un verbo che si addice alla laboriosità meneghina. Men che meno a un manager prestato alla politica. Ma qualcosa nelle ultime settimane deve essere successo, qualcosa dev’essere cambiato forse ( semplicemente) il sindaco si dev’essere reso conto che il lascito del suo predecessore avrebbe fatto meglio ad accettarlo con meno entusiamo e col benificio dell’inventario. C’è molto che non va. E così oggi è tutto (quasi tutto) da rifare, proprio come diceva Bartali. C’è da mettere mano alle periferie dove poco o niente si è fatto in questi anni, ma soprattutto c’è da mettere mano agli impianti sportivi. Presentando pochi giorni fa la Powervolley, la squadra milanese di pallavolo che gioca in Superlega il massimo compionato italiano ma da anni ormai costretta a disputare le sue gare nel palazzetto Yamamay di Busto Arsizio perchè il Palalido è impantanato in un contenzioso giudiziario e chissà mai quando sarò pronto, il sindaco ha in pratica alzato bandiera bianca. «Milano dal punto di vista degli impianti sportivi è inadeguata, sono quelli che sono – ha detto- e non in grado di far fronte ad una richiesta di sport che cresce e che non riguarda solo le squadre di vertice ma tutti i milanesi…». Perfetto. Ben arrivato. Più che da politico Sala ha parlato da manager. E da manager (si spera) proverà a muoversi. Ieri ha incontrato il presidente del Coni Giovanni Malagò, che dopo lo schiaffo romano della Raggi vuole rilanciare Milano nella sfida di una candidatura olimpica. Qui il terreno è buono. Ottimo. Idea e progetto sono «governativi» ma anche il Pirellone ci tiene a scommettere sui Giochi magari in salsa un po’ più lombarda. E se un progetto del genere prendesse corpo l’occasione sarebbe ottima per mettere mano alla disastrosa situazione dell’impiantistica sportiva milanese. Certo la prospettiva non è domani e neanche dopodomani. Oggi però qualcosa già si potrebbe cominciare a fare. C’è una pista d’atletica all’Arena che senza investimenti milionari potrebbe essere rimessa in sesto, ma anche qui pare che i termini siano lunghi, forse un paio di anni. E c’è un impianto meraviglioso multisportivo che ci invidia mezza Europa come quello dell’Idroscalo che per un incomprensibile rimpiattino di competenze sta praticamente andando in malora. Molto si farà e molto è da rifare quindi. Ma intanto nell’attesa di un affascinante sogno olimpico si potrebbe cominciare far qualcosa.