andy-fenn-wout-poels-team-sky-mallorca_3402310Come sempre sudore e fatica ma anche computer, radioline, telemetrie, wattaggi e precisi calcoli matematici. Dove va il ciclismo? Verso una fantascienza border line che toglie quel pizzico di poesia che era rimasta e mette qualche dubbio in più in uno sport che avrebbe invece bisogno di spazzar via anche il più piccolo sospetto. Verso una esasperazione tecnico-scientifica che cancella del tutto l’estro e l’improvvisazione. Così uno se scatta in salita è perchè arriva l’ordine sul display del computerino e non perchè sente che le gambe quel giorno girano o perchè il cuore gli dice che è arrivato il momento di osare. E vada come vada. Perchè poi le grandi imprese si fanno anche così, con la follia del momento, rischiando anche una “cotta”. E invece il ciclismo rischia di diventare sempre più una scienza esatta, un freddo calcolo aritmetico elaborato magari la sera prima al tavolino dell’hotel. Basta leggere l’intervista a El Pais del dottor Roger Palfreeman, medico del Team Sky, ma già della Bmc e della Federazione britannica per capire che per il sanitario di sua Maestà una tappa, una salita, una volata o una fuga fanno sempre due più due. Per capire che anche una delle regole fondamentali che impone una adeguata idratazione quando si fa sport può essere messa in dubbio e addirittura ribaltata.  “Chris Frooome pesando 67 chili al Tour è stato in grado di pedalare sull’Alpe d’Huez con una potenza di 6,25 watt per chilogrammo- racconta Palfreeman- Pesando invece 65 chili per chilo si muoverebbe a 6,45 e ciò significa più velocità con la stessa spesa e un vantaggio di ben 47 secondi sulla stessa distanza…”. Per arrivare a perdere due chili in un periodo breve il metodo sarebbe quello della disidratazione funzionale, per cui i corridori dovrebbero bere meno di quanto consigliato raggiungendo un il livello di disidratazione del 3%, ben oltre la soglia raccomandata del 2% sotto la quale subentrano probabili rischi per la salute come vertigini, crampi, riflessi rallentati.  Ma ci si allena anche a questo. Per limitare gli effetti della disidratazione infatti Palfreeman suggerisce un training psicologico che prevede di non informare del tutto i ciclisti sul loro stato di idratazione evitando così suggestioni negative che influiscano sulla prestazione e l’uso di caramelle o colluttorio al mentolo per ingannare la sete e generare una sensazione di freddo. “Questo processo viene chiamato formazione della percezione termica- spiega El Pais–  e comprende anche l’assunzione di farmaci come il paracetamolo, che aiuta a cambiare la percezione della temperatura e ha effetti analgesici e un antidepressivo a base di bupropione che migliora le prestazioni a 30 gradi ed è già nell’elenco delle sostanze controllate compilato dalla Wada,  World Anti-Doping Agency”.  Ma come spiega Palfreeman bisogna poi fare allenamenti di adattamento al calore preparandosi come se si corresse sempre sopra i 40 gradi, anche con bagni di 40 minuti a 40 gradi. In questo modo aumenta il volume di plasma ma anche l’ossigenazione dei muscoli, grazie alla miglior apertura dei capillari. Per alcuni medici intervistati dal quotidiano spagnolo si tratterebbe solo di una trovata di marketing del Team Sky anche se c’è chi sostiene che il maratoneta Dennis Kimetto fece il record del mondo di maratona ( 2.02.57) nel 2014  a Berlino proprio seguendo i principi della disidratazione funzionale.  Ma c’è anche chi boccia la pratica senza appello: “Ho partecipato come ricercatore ad un esperimento- spiega Iñigo Mujika fisiologo ed autore di diverse pubblicazioni sull’allenamento di resistenza in ambienti torridi-  Ricordo perfettamente che quando ero  disidratato mi sentivo molto leggero e all’inizio della salita ho pensato che sarei andato come un proiettile. Ma poi improvvisamente “boom”,  sono cominciati problemi di termoregolazione. Una buona idratazione invece permette di affrontare la fatica in maniera molto più progressiva…”. C’erano una volta le borracce che si riempivano in strada con l’acqua delle fontane, poi sono arrivati gli integratori, i sali, le maltodestrine e adesso, probabilmente ci dicono che è meglio (forse) non bere più.  C’era una volta il ciclismo dove i corridori avevano la faccia da corridori, pesavano qualche chilo in più e quando decidevano di scattare scattavano senza far di conto. Le tappe in salita si vincevano per distacco, oggi di decidono allo sprint….