Milano pedala, perche negli ultimi anni sulla mobilità dolce ha puntato molto.  Ma se una città senza smog forse è un sogno, una città con una zona a traffico limitato ai veicoli più inquinanti che si allarga sempre più sta invece per diventare realtà. Il progetto è importante. Un punto fermo per le giunte milanesi da Pisapia in avanti, anche se in realtà ad una «low emission zone» già ci aveva pensato anche Letizia Moratti. Un piano che immagina due aree videosorvegliate e a traffico regolamentato: Area C nel centro storico e la «Low emission zone» che si estende fino al perimetro delle tangenziali e che potrebbe allargarsi anche fino alle aree dei centri abitati della città metropolitana con la partecipazione dei Comuni che vorranno aderire. Lo scopo è quello di ridurre le emissioni di pm10 e di scoraggiare con un ticket quell’esercito di tir, furgoni e vecchie auto che ogni giorno entrano ed escono da Milano spingendo i proprietari a disfarsene. Per chi ne ha possibilità. Cosa succederà nei prossimi anni lo ha spiegato ieri l’assessore al traffico Marco Granelli presentando la «Low Emission zone» ai presidenti dei nove municipi che entro febbraio dovranno dare un parere per far sapere al Comune cosa ne pensano. «Cosa ne penso un po’ si può già dire- spiega Marco Bestetti, azzurro, presidente del Municipio 7- É un progetto che segue la linea ideologica di messa all’indice delle auto che ha caratterizzato la giunta precedente. Posso essere d’accordo sulle limitazioni di ingresso ai camion e ai tir più inquinanti ma fatico a comprendere come si possa estendere il perimetro che vieta alle auto euro tre di circolare senza che il Comune offra un’alternativa di trasporto valida. Anzi. Nella mia zona tra quartiere Olmi e Figino sono state tagliate diverse linee di superficie Atm e ciò crea disagio soprattutto alla fasce più deboli come la popolazione anziana. Che poi è quella che vive di pensione e che non può proprio permettersi di cambiare auto». E le vetture che secondo i calcoli di Palazzo Marino sarebbero interessate dalla Low emission zone non sono poche: oltre 480mila nella città metropolitana e più di 200mila a Milano per una riduzione del pm10 da scarichi che il Comune stima nel 64 per cento. «Che però non è un dato così importante- spiega Bestetti- perchè intanto non prende in considerazione le auto che non passano sotto i varchi perchè si muovono all’interno della zona a bassa emissione e non prende chiaramente in considerazioni le emissioni degli impianti di riscaldamento che nel periodo invernale sono il vero problema». Questo tipo di controllo dei veicoli inquinanti viene già utilizzato a Londra, Parigi e Berlino e a Milano verrà attuato in maniera progressiva cominciando ad allargare l’area di divieto ( già attiva) per autotreni, autoarticolati e veicoli con lunghezza superiore a 12 metri dal 15 ottobre 2017. Dopo il parere dei municipi il progetto sarà presentato i Commissione in Comune, alle categorie imprenditoriali interessate e alla Città metropolitana per arrivare a fine gennaio all’approvazione in giunta. La prima fase riguarderà il fermo diurno nel semestre invernale per i veicoli più inquinanti quando le polveri superano i 50microgrammi per metro cubo per sette giorni consecutivi per diventare permanente di 24 ore dal 15 ottobre del 2018. E ulteriori restringimenti sono previsti nelle terza fase del piano che dovrebbe scattare dal 2020 al 2022. A controllare accessi e circolazione ci penseranno i nuovi varchi dove saranno installate nel complesso circa 200 telecamere per una spesa che si aggira sui 5 milioni in buona parte coperta da un fondo del Ministero dei trasporti che finanzia il controllo sul trasporto delle merci pericolose e che Palazzo Marino dovrà integrare.