Area C, la tassa d’ingresso nel centro storico di Milano, si prende una pausa per le feste e se ne riparlerà il 9 gennaio. Poi da febbraio via a una piccola rivoluzione, un’ulteriore stangata su ingressi e posteggi. Ma non è questo il punto, non è da area C che si riparte per ripensare alla mobilità di una città che avrebbe bisogno di una svolta culturale . Nonostante il traffico ridotto di questi giorni infatti le polveri a Milano restano alte.  Auto, caldaie, condizioni climatiche che favoriscono il ristagno, la “sfiga” di abitare in una pianura dove lo smog è sempre stato un problema. Insomma non è che ci sia troppo da stare allegri. Servirebbe che tutti remassero dalla stessa parte e invece è la solita guerra. Automobilisti contro ciclisti che non vanno sulle ciclabili, ciclisti contro pedoni che corrono sulle ciclabili,  ciclisti contro automobilisti che invadono le ciclabili, automobilisti contro pedoni che non attraversano sulle pedonali…Si potrebbe continuare all’infinito. Ma la mobilità non è una guerra, non è un tutti contro tutti con insulti, minacce,  risse e dispetti. La mobilità è un piano organico che deve avere come obbiettivo quello di rendere le città più vivibili. Perchè è chiaro che le città, tutte le città non sono MIlano, sono sempre meno vivibili, sempre più intasate e sempre più inquinate.  E lo dicono le centraline dell’Arpa che sentenziano che i veleni sono un pericolo e purtroppo tocca respirarli. I blocchi non servono ad abbattere le polveri ma comunque a qualcosa servono. Sono un segnale che spiega che se le grandi città vogliono cercare di sopravvivere e di vivere meglio hanno l’obbligo di pensare a una mobilità diversa. Troppe auto, troppa gomma, troppo di tutto, non ci si sta più. C’è una mobilità pubblica che deve essere potenziata e diventare più efficiente e c’è una mobilità privata a motore che deve fare un esame di coscienza. È davvero così necessario accompagnare tutte le mattine i figli scuola in auto? È davvero così indispensabile andare a far compere e posteggiare in seconda fila? Non si può fare a meno di usare l’auto la sera per andare a bere una birra sui Navigli? Ma deve essere ripensato anche il lavoro che, oggi come oggi, è tutto un via vai di furgoni e furgoncini. È davvero così indispensabile che le merci vengano consegnate più o meno negli stessi orari in cui aprono scuole e uffici? Ed è davvero necessario che ogni ditta, porti le proprie merci a destinazione? Non si potrebbero, ad esempio, consegnare magari di notte, magari utilizzando una centrale di smistamento fuori città che utilizzi mezzi elettrici o magari usando le metropolitane? Ipotesi o forse utopie. Però mai si comincia mai si fa. Altrimenti tra 10 anni saremo qui a ancora a discutere di blocchi…