C’è tutta l’Australia che uno si immagina nel “Dirt and dust triathlon” di Julia Creek,  una cittadina del Queensland sulla Flinders Highway , la strada principale  del Nordest tra Mount Isa e Townsville . Praterie, valli solitarie e assolate, spazi infiniti,  strade che salgono e scendono e che sembrano non finire mai,  i pub con le moto parcheggiate e i biker con chiodo, camperos e una lattina di birra tra le mani, la polvere degli sterrati, le mosche, le zanzare, i rodei con  tori e bufali che scalciano e il triathlon più duro che sia mai esistito. “Sporcizia e polvere”, tanto per capirsi. Tanto per essere chiari, perchè da quelle parti si usa  così, pane al pane e vino al vino diremmo noi… E’stato così la settimana scorsa ed così da 23 anni. Da quando ad un paio di dipendenti di una filatura che stava di fianco al Town and Country Club  venne l’idea di organizzare una gara di triathlon in uno dei luoghi più caldi dell’isola. Ci credevano in pochi anzi quasi nessuno ma dopo una sfida per ragazzi si comincia a far sul serio e nel 1997  il Dirt an dust entra a far parte del Saucony Adventure Series per i triatleti professionisti. Una sfida tosta che negli anni  diventa un happening con spettacoli, maghi, artisti, musica country, fuochi d’artificio, incontri di boxe, rodei, concorsi di ballo, corse a cavallo, gare di nuoto ed altro ancora. Un festival che porta a Julia Creek un mondo vario e variopinto. Campioni e brocchi, giovani e meno giovani, bimbi, mamme, papà e anche molti nonni. Triatleti con stivali da mandriani e mandriani con scarpe da triatleti. Cowboy con body da triatleti e triatleti con cappelli da cowboy. Tre giorni dove accade un po’ di tutto, dove il triathlon, come solo il triathlon sa fare,  tiene insieme mondi diversi e distanti che trovano la scusa per incontrarsi, per sudare, faticare, sgomitare e alla fine bersi una birra insieme. Un popolo che nuota, corre e pedala anche dove non viene facile farlo. Che vince, perde e si diverte. Che alla fine è ciò che conta.

Tag: ,