Michele Scarponi non se l’è cercata. Dice spesso il mio amico Andrea De Luca quando usciamo insieme in bici che i professionisti sono funamboli capaci di cavarsela sempre e comunque quando sono in sella. E infatti è così. Ma non sempre si riesce a schivare il destino. Michele Scarponi non se l’è cercata perchè un furgone l’ha buttato giù come un birillo. Fine. Come succede ogni trentacinque ore. Duecentocinquantadue ciclisti morti l’anno scorso sulle strade italiane fanno quella cifra lì: un morto un giorno sì e l’altro forse. Che è un record che fa venire i brividi e che scatta la fotografia assurda di un Paese  incolto, incivile, negligente, pericoloso e assassino quando guida. Dati Istat. E’ un record triste che si aggiunge ad un altro record triste messo nero su bianco da una ricerca della Fondazione Vinci Autoroutes che ha messo a confronto il comportamento degli automobilisti in 11 Paesi europei: con gli spagnoli, siamo i peggiori. Peggio dei greci, dei polacchi e dei francesi. Guidiamo ma nello stesso tempo telefoniamo, mandiamo messaggi, rispondiamo alle mail, andiamo sempre più veloci di quanto si può, facciamo il pelo ai ciclisti. A volte per distrazione, altre apposta. Sì apposta, perchè purtroppo capita anche questo. Solo chi va in bici,  solo chi si muove quotidianamente in città o sulle strade dell’hinterland, solo chi si allena su statali o provinciali sa cosa significa vedersi passare a fianco auto, camion, bus di linea che non ci pensano proprio a scartare un po’ o a rallentare. Superano a venti centimetri e ti viene naturale di stringere le mani sul manubrio, cercando di tener dritta una bici che sbanda spostata di lato dalle folate e risucchiata dal vuoto d’aria. Michele Scarponi non se l’è cercata perchè in giro ci sono un sacco di balordi che non si rendono conto di quanto un ciclista sia in pericolo e di quanto loro siano pericolosi. Non capiscono che non c’è  sfida, non è un gioco, non c’è nessuna  guerra da combattere. Michele Scarponi non se l’è cercata come non se la sono cercata tutti i ciclisti morti ammazzati in questi anni  sulle strade checchè ne dicano tutti quelli che pensano che chi va in bici è troppo spesso indisciplinato, prepotente e pericoloso. Può essere, ma i dati non confermano. Per questo (anche per questo)  sale la rabbia.  E per questo prima di dire bestialità sarebbe il caso di riflettere. Almeno una volta.