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Tra Romagna e Marche, come sempre. Dal lungomare di Rimini, dalla comoda spiaggia che sta davanti all’ancor più comodo Grand Hotel all’asfalto sbrecciato che sale verso Monte Grimano e Monte Cerignone.  Dalla ruota panoramica al bagno 67, 68 forse settanta, avanti  indietro tre volte. Come sempre anche quando si corre, tra una città che applaude, che si emoziona e tifa dal primo all’ultimo. Da Giulio Molinari che lo scorso anno  il Challenge lo ha vinto a chi la propria gloria se a conquista in retrovia. Come sempre. Anche se per il Challenge Rimini “come sempre” non si può dire. Si aggiunge sempre qualcosa e a quinta edizione  che si corre domenica assegna i crediti per la qualifica all’attesissimo mondiale half distance The Championship. Un sigillo in più che serve a far crescere  un evento, in un week end di gare che dai ragazzi, allo sprint, dal paratriathlon  all’half  è una festa di sport che coinvolge migliaia di atleti. Rimini è sempre in vetrina. Anche fuori stagione. Come la moda a Milano, la storia a Roma, l’arte a Firenze o le Dolomiti per l’Alto Adige. Ma non è solo mare e divertimento, sono tante cose insieme. Storie, racconti,  foto in bianco e nero, vitelloni e smargiassate, i capolavori di Fellini, l’abbondanza dell’entroterra, spazi, strutture  e una cordialità contagiosa che sa metterti subito a tuo agio. E il Challenge da cinque anni mette tutto insieme sotto il segno di uno sport che sta crescendo nei numeri ma anche nella convinzione che ci si può provare, che non la una sfida impossibile che sembra. E così ci si tuffa a caccia di boe che sembrano sempre lontanissime, si pedala sfidando un entroterra cordiale che meriterebbe una sosta ad ogni trattoria, ad ogni borgo, ad ogni locanda e poi si torna verso il mare tra la folla che la domenica si gode il primo sole di stagione correndo tra i bagni che si stanno scrollando via la salsedine delle mareggiate d’inverno. Rimini e il Challenge. Un lustro di campioni passati da queste parti. Da Cris Mc Cormack a Daniel Fontana, da Domenico Passuello a Philip Ospaly e ieri, oggi e con tutta probabilità anche nei prossimi anni Giulio Molinari,  che non è solo immagine, volto e già vincitore di questa gara. Su queste distanze è tra i primi al mondo, già campione europeo ora punta ad una vittoria su una gara full distance dove, con un quinto e un ottavo posto, ha già dimostrato di potersela giocare. E la via passa da Rimini. Perchè Rimini è la sua gara, perchè sarà l’uomo da battere e perchè da queste parti non si vince per caso. C’era una volta la faccia di Chirs Mc Cormack sulle locandine e sulle foto del Challenge,  braccia incrociate e sguardo intenso di chi scruta il mare  prima di tuffarsi. La scatto perfetto per cominciare una storia.  Storia di  Capitani coraggiosi e capitani in cerca di coraggio per nuotare contro un mare  che sembra sempre venirti addosso. Bisogna esserci per capire. Bisogna sentirlo l’odore del salmastro,  il rumore del vento che spinge un cielo nero come la pece ancora più in basso. La concentrazione dei campioni, un respiro affannoso, la preoccupazione di chi vuole solo cominciare. Forse solo per togliersi un peso. Poi la corsa, i tuffi, la schiuma bianca e l’acqua che ribolle in un’agitarsi di braccia e di corpi che sembrano  un volo di rondini impazzite. Quasi una liberazione.  Per cominciare a fare i conti con se stessi bracciata su bracciata,  fatica su fatica,  boa dopo boa. Tutto in una foto. Che vale più di mille racconti. C’era una volta la faccia di Macca oggi c’è quella di Giulio Molinari. Che ha raccolto il testimone. Che è ciò che verrà. Che quando lo incroci in discesa dal Monte Grignone vola via in bici senza far rumore e senza far fatica. E’un sibilo che dura un secondo. Ma basta per racchiudere l’essenza di uno sport che da queste parti si sente a casa.

 

 

 

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