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Nessuno è profeta in patria. Da noi va così. Non in Olanda a Maastricht terra di trattati europei e d’ora in avanti terra di ciclisti. Terra di campioni.  Terra dove è nato Tom Dumoulin,  l’olandese che ha dominato l’ultimo Giro d’Italia e che pochi giorni fa è stato salutato dai suoi concittadini come un eroe nazionale. Altri onori. Altra cultura sportiva che non disconosce il calcio per carità, perchè i tulipani anche dando calci a un pallone hanno fatto storia: non solo Johan Cruiff ma tutta quella squadra mostruosa che con  Krol, Haan, Keizer, Suurbier, Neeskens e Rep insegnò al mondo il calcio totale. Ma vale anche il ciclismo. Valgono probabilmente tutti gli sport. Così Tom Dumoulin che veste di rosa è l’occasione per rendere onore ad un atleta che ha scritto una grande pagina di sport. Titoli e applausi come è giusto che sia. Come dovrebbe essere quando un campione colpisce al cuore i tifosi. Come quando Vincenzo Nibali vinse il Tour, che non succedeva da una vita e che, con tutto il rispetto che si deve al Giro, resta uno dei cinque eventi sportivi più importanti al mondo. Ma allora da noi non si riempirono le piazze. E si fece fatica anche  a trovare titoli di apertura sui giornali sportivi. Era luglio, c’era il calcio mercato. Vuoi mettere…