“Correre un Ironman a Kona è diverso in tutto e per tutto. E se questa gara è diventata un mito per i triatleti il motivo c’è…Il livello tecnico è altissimo, le difficoltà ambientali enormi e poi ci sono tutti i migliori al mondo con cui confrontarsi. Qui si diventa grandi. Diciamo che è l’ombelico del triathlon…>. Così un paio di anni fa  Fabio Vedana , uno dei tecnici mondiali più apprezzati in circolazione nel triathon, spiegava cosa significa correre un campionato del mondo di Ironman alle Hawaii. Così’ due anni fa,  così (credo) confermerebbe riga per riga oggi. Così sarà  sabato mattina quando a Kona suonerà la sirena.  Il mondiale Ironman è un evento che va oltre il triathlon, oltre l’ironman in sè,  sport emergente finchè si vuole ma che resta “minore” come si usa dire in Paese come il nostro che santifica le domeniche alla sola religione del pallone. Il mondiale di Kona va oltre l’ironman perchè è un evento dal fascino enorme che è stato costruito con la sapienza che serviva ed ora è diventato ciò che è. Ciòè qualcosa in più di un evento sportivo, capace di catturare la fantasia, di entrare nell’immaginario collettivo di altri mondi spesso lontanissimi ma che una volta l’anno si sintonizzano. Quanti pensano di fare un ironman? E quanti, tra i pochi che lo fanno, pensano dii poter andare mai a Kona? Pochi, pochissimi. Eppure le Hawaii sono diventate la terra promessa di uno sport di cui molti hanno sentito parlare  anche se non sanno esattamente cosa sia. Così una sfida nata per caso è  il magnifico biglietto da visita per chi sogna la sfida della vita. Non importa se impossibile, irraggiungibile, se mai un giorno succederà. E’ un po’ come giocare una finale di Champions a Wembley o una finale di tennis sull’erba di Wimbledon: c’è un mondo che sogna di poterci arrivare  anche se poi per tutta la vita  prende a calci un pallone e fa volè su sperduti campetti di periferia . Ma funziona così, è quella la molla. Come succedeva agli eroi dell’antica Grecia tutti da qualche parte possono trovare coraggio di guardare gli Dei negli occhi anche per una sola volta.  Il mito, oltrechè con le pianificate strategie di marketing, si alimenta così, anche se in questo caso ha un prezzo.  L’ironman della Hawaii è business all’ennesima potenza. Un grande evento che muove più di qualche dollaro dove  uomini, eroi, e divinità poco c’entrano perchè a dettare le regole non sono gli Dei dell’Olimpo ma i manager delle grandi aziende.  C’era una volta lo splendore divino di Achille, c’è oggi il prestigio di un marchio e degli sponsor.  C’era un volta il mito che dava risposte alle grandi domande dell’uomo, ce n’è oggi un altro che gli regala un sogno.