magUn autunno caldo e senza pioggia. Un autunno africano che sembrava tanto un’estate che non voleva finire più.  Così fino a ieri. Così fino a stanotte quando l’aria è cambiata e, forse per una volta, poteva aspettare un po’. E invece la settima edizione della Sportway Lago Maggiore marathon cambia pelle e si trasforma in una vera maratona del Nord con il cielo che  ricorda tanto quelli scandinavi che scambiano la luce del mattino con quella del pomeriggio e con le acque di un lago buio, che più buio non si può,  che “schiumano” le onde come quelle di un mare freddo e increspato in un giorno di burrasca. Hanno fatto fatica tutti. Hanno imprecato, battuto i denti, sofferto, resistito e alla fine gioito i 1600  atleti al via . Si sono stretti nei giacconi, riparati sotto gli ombrelli,  sono rimasti fermi e imperterriti a prendersi la pioggia gelida agli incroci vigili, poliziotti, volontari della protezione civile e dei ristori. “Eroi. Semplicemente e gagliardamente eroi” dicono gli organizzatori. E non è retorica. La solita retorica di uno sport che proprio nella retorica pesca un bel po’ del suo fascino. Ma questa volta tutti eroi davvero, protagonisti di una gara durissima, freddissima, martoriata da una pioggia più che battente e da folate di vento che la sbattevano in faccia come manciate di spilli. Tutti con la smorfia della fatica dipinta sul viso, con le braccia e le mani gelide, con la voglia di arrivare, di cambiarsi, di mettersi qualcosa di asciutto e di bere un te caldo desiderato vanamente cercato .Una settima che si farà ricordare per il meteo proibitivo com’era annunciato e come si sapeva. Ma un conto è leggerlo sul display di uno smartphone, altro e trovarcisi in mezzo, nel pieno di un nubifragio che inumidiva l’anima. “Parto, non parto, e alla fine parto…” è diventato così il mantra ripetuto un po’ da tutti aspettando il via stipati sotto i tendoni della partenza o sotto i cornicioni dei palazzi in riva al lago nel fascino un po’ fanè del borgo di Pallanza.  “Oltre ai partecipanti mi preme innanzitutto ringraziare tutti i 300 volontari che in una giornata difficile come quella di oggi ci hanno dato un fondamentale aiuto per lo svolgimento della gara garantendo i servizi essenziali, dai ristori lungo il percorso al deposito borse, dalla consegna medaglie a tanti altri aspetti organizzativi – fa sapere Paolo Ottone, organizzatore e Presidente di Sport-Promotion – così come ringrazio fortemente tutte le Forze dell’Ordine intervenute, la Protezione civile e la Croce Rossa, che hanno dimostrato ancora una volta grande professionalità. Davvero grandiosi tutti, al pari dei runner in gara che oggi hanno corso una competizione ardua dimostrando classe e carattere. Unici davvero, mi hanno commosso”.  Ma c’è un tempo per tutto e per tutti, per chi ha corso in retrovia e per chi ha corso davanti. Senza top atleti africani, il successo è andato così al giovane comasco Francesco Mascherpa (Us Albatese) in 2h35’56”, nella vita studente universitario a Milano facoltà di Scienze dell’Alimentazione  davanti a Emanuele Neve (2h45’51”) al tedesco  Stefan Meizer ( 2h46’08”).  Prima tra le donne Sarah Noemi Frieden, atleta svizzera di Berna, che ha concluso in 3h00’09” precedendo la croata Vlasta Mastrovic ( 3h23’42”) e la  milanese della società sportiva Città di Opera Astrid Gagliardi ( 3h29’12”). La 33km  ha visto invece l’arrivo in solitaria di Dario Rognoni (Cus Pro Patria Milano) in  1h53’42” che ha preceduto  Simone Spessot (Pool Sport Trieste) secondo in 2h06’55” e Simone Tiziano Ferraro (Oxygen Triathlon) in 2h07’43”. Tra le donne coglie il successo Elisa Rullo (Tiger Sport Running Team) con 2h23’29” davanti a Maria Cristina Guzzi (Atl. San Marco) con 2h32’41” e Daniela De Stefano (Asd Corricastrovillari), terza in 2h35’55”.