dsLa domanda gira e rigira in questi giorni, dopo che Sara Dossena, triatleta e magnifica protagonista della maratona di New York, ha colorato d’azzurro la domenica di un piovoso pomeriggio italiano. Ma se si dedicasse completamente alla maratona, senza “perder tempo” nel triathlon come le è stato suggerito, andrebbe più forte, si giocherebbe un podio o la vittoria? “Sinceramente credo di no- spiega Fabio Vedana tecnico già responsabile della nazionale elite azzurra di triathlon e di quella olimpica svizzera- Innanzitutto sono convinto che  questo capolavoro newiorchese  si sia potuto potuto  realizzare perchè Sara ha incontrato Maurizio Brassini, un tecnico che viene dal triathlon ma che, al di là del fatto tecnico, è stato capace di  restituirle il sogno, la convinzione che nonostante gli infortuni e la sfortuna quel sogno si potesse ancora realizzare, che era a portata di mano e bisognava solo crederci. E’ l’aspetto più importante e Maurizio in questo senso è stato bravissimo. Poi c’è il fatto tecnico. Sara ha fatto ciò che ha fatto a New York proprio perchè ora arriva dalla  multidisciplina. E’ diventata l’atleta che è proprio grazie al triathlon e al cross training, l’allenamento incrociato  che permette di potenziare le qualità centrali, il sistema cardiocircolatorio e respiratorio anche senza un lavoro specifico”.  La sostanza è che con il cross training c’è la possibilità di mantenere alti i volumi di allenamento senza necessariamente aumentare i carichi di lavoro. E non è un dettaglio. “I carichi restano bassi- spiega Vedana- e questa è una vera rivoluzione rispetto a quanto si pensava,  soprattutto nell’atletica, qualche anno fa dove agli atleti venivano fatti macinare tantissimi chilometri con tutto ciò che ne conseguiva. Una rivoluzione che ha una logica e che, alternando le discipline e le tecniche,  punta moltissimo sui lavori di qualità che permettono agli atleti innanzitutto di non consumare strutture tendinee e ossee. Non solo. Soprattutto per le donne permette di tenere sotto controllo l’eccessiva perdita di peso che può portare al rischio di menorrea ed aumenta l’incidenza delle fratture da stress”. Nel caso della Dossena quindi l’allenamento in bici ha contribuito a darle una solidità muscolare che prima, quando faceva solo atletica, probabilmente non aveva e l’ha preservata da tutta una serie di infortuni a cui era soggetta. Ma c’è anche il nuoto. “Il nuoto è un allenamento che permette di ampliare la parte metabolica e respiratoria- spiega Vedana– ma in completo scarico. E la Dossena negli anni ha nuotato moltissimo visto che quando si è avvicinata al triathlon questa era la frazione dove, più che nelle altre due,  doveva costruirsi”. Cross training quindi, che ridimensiona i carichi di lavoro e rivoluziona un po’ ( un bel po’) il vecchio pensare: “Si va a cercare il giusto bilanciamento tra il cross training e i lavori specifici- spiega Vedana- Un equilibrio che è anche il frutto di confronto e di “furti” da altre discipline. Io oggi sono qui in Toscana al raduno della nazionale italiana di nuoto di fondo proprio per osservare come si allenano, come fanno a vincere così tanto, per spiare come nuotano,  per rubare qualche dettaglio. Che poi sono i dettagli a fare la differenza. Tornando a New York basta guardare come la tecnica di corsa di Shalane Flanagan,  praticamente perfetta, frutto di un lavoro tecnico che le ha permesso di fare la differenza e di avere ragione di atlete africane magari più dotate e con più talento. Credo che il segreto  sia anche questo e sia necessario mettere da parte un po’ di vecchie convinzioni. Confrontarsi anche con altre discipline ed altre tecniche di allenamento non penso sia una perdita di tempo…”