gabri“Cari Niccolò e Simone…”. Comincia così la lettera scritta da Gabriele Rosa, undici vittorie con i suoi atleti  a New York, ma anche titoli mondiali e olimpici, il giorno dopo l’ultima maratona corsa  nella Grande Mela. “Quest’anno in gara non avevo i miei atleti top che normalmente lottano per vincere ma la loro mancanza non mi è pesata assolutamente perchè io sono venuto a New York con voi e per voi e voi adesso siete i miei eroi!”. Niccolò e Simone  sono Niccolò  Vallese e Simone Mollea, 27 e 23 anni, ospiti dell’Albergo Etico di Asti, un hotel-ristorante in cui, da una decina di anni, lavorano tra gli altri una cinquantina di ragazzi con sindrome di Down e protagonisti di un progetto nato in via sperimentale lo scorso anno. La maratona come terapia per far crescere l’autonomia di questi ragazzi,  per andare a prendersi un pezzo di vita, per coronare un sogno: “Un altro piccolo passo verso una quotidianità da conquistare pezzetto per pezzetto- aveva spiegato alla vigilia Alex Toselli,  coordinatore dell’Albergo Etico e lui pure maratoneta -.  E’ il messaggio che tutti possono farcela a cominciare da Niccolò che oggi da noi fa il maître in sala, conosce alla perfezione una lista di 40 vini e gestiste con disinvoltura 40 tavoli ma che quando ha cominciato a lavorare si vergognava ad uscire dalla cucina. Ma vale anche per Simone che sta completando il percorso di formazione». E la maratona è la via maestra per imparare ad arrivare in fondo alle cose, a non arrendersi, a non mollare. Per dimostrare a se stessi che non c’è sfortuna, malattia o destino contro cui non si possa combattere e vincere. ” La fatica che voi avete sopportato, prima nell’attesa di 5 ore, poi nel percorso portato a termine in 7.25 e 8.05 vi pone l’attenzione di tutti come grandi campioni- scrive Rosa a Niccolò e Simone–  Io vi ho seguito passo passo dal cellulare e il mio cuore batteva forte come quando aspettavo al traguardo i miei atleti top che vincevano la maratona. Vi sono riconoscente perché, con il vostro impegno, avete dato molto più a me di quanto io abbia dato a voi. Nonostante la differenza di età resterete miei amici per tutta la mia vita…”.  C’erano una volta Martin Lel o Paul Tergat da aspettare in trepida attesa sul traguardo di Central Park. C’erano una volta vittorie da giocarsi,  record da battere,  medaglie e titoli sui giornali da conquistare. Ora non più.  C’è solo un sorriso da andare a prendere e un’altra maratona da vincere. E, come scrive la mamma di Niccolò in un commento sulla bacheca social del dottor Rosa: “Grazie  per aver dedicato tempo e attenzione a mio figlio!  Grazie perchè la felicità sul suo viso è anche merito suo…”.